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...scampi, panocchie e peperoni...

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Un mese sabbatico… già, quel che mi sono concessa è stato un mese sabbatico, lontana dal web ad eccezione di qualche sbirciata su FB dallo smartphone… riprendo in mano oggi il blog e lo faccio con una gustosa e golosa pasta estiva… serve che io dica che in casa ha riscosso un gran successo? J no, non me la tiro Jè solo il responso dei miei cari J

Fusilli con scampi, panocchie e crema di peperoni

X 4: 400g di pasta (corta o lunga a scelta, io fusilli), 400g di pomodorini piccadilly, 200g di panna da cucina, 4 scampi, 4 panocchie (o canocchie che dir si voglia), 2 peperoni rossi, olio evo, 1 piccolo scalogno, sale… prezzemolo e pepe a piacere (io li uso poco a dir la verità).



Tagliare a dadini i peperoni e disporli in padella con metà dello scalogno affettato finemente, olio e sale q.b. Cuocere saltando fino a quando saranno morbidi, aggiungere la panna e passare il tutto al mixer elettrico (tipo minipimer) e tenere da parte.
Sempre utilizzando una padella, larga e capiente, far soffriggere leggermente il resto dello scalogno con l’olio… tagliare i pomodorini a metà, salarli e disporli nella padella dalla parte del taglio, lasciar cuocere a fuoco lento per una trentina di minuti e passare al mixer anche questi, tenerli da parte…
Nella stessa padella cuocere per una decina di minuti gli scampi e le panocchie, queste ultime preferibilmente tagliate in tre parti.


Riunire in padella i pomodori e il pesce e lasciar cuocere insieme pochi istanti…
Disporre la crema di peperoni sul fondo dei piatti o sul fondo di una larga zuppiera che potrà essere portata in tavola.

Cuocere la pasta in abbondante acqua salata come d’abitudine, scolarla e versarla nella padella con il pesce… saltare e unire alla crema di peperoni nella zuppiera o nei piatti singoli… se piace spolverizzare con prezzemolo e pepe J




E Buon Appetitoooooooooo :P


Ananas...misù

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Questo è il mio tiramisù all'Ananas... preparato per il pranzo di Ferragosto.
Tra una vacanza in Molise, all’insegna del ritorno alle origini, ed un salto “altrove”, il Week End di Ferragosto lo abbiamo trascorso a casa, in famiglia, ed io approfittai per provare questa delizia J


Da sempre amante di ananas ho preparato il frutto fresco pulendolo per bene e tagliandolo in 3 parti: una parte l’ho tagliata a dadini, una parte l’ho centrifugata per ottenere il succo, la terza parte l’ho tagliata a rondelle (con l’attrezzo adatto) tanto da ricavarne 6 fette.


Per la Crema Tiramisù ho eseguito la mia ricetta abituale, pastorizzando le uova come descritto qui e qui (nei link c’è l’indicazione delle dosi).

Prima di far riposare la crema in frigo ho aggiunto un paio di cucchiai di succo d’ananas ottenuto centrifugando un po’ del frutto fresco… riposare sì, perché ho aggiunto (a volte lo faccio) della colla di pesce ammollata e successivamente sciolta nel succo scaldato… ho aggiunto 6 grammi di colla di pesce (3 fogli paneangeli) in totale…


Pronta la crema ho bagnato i savoiardi col succo d’ananas allungato con del rhum bianco (poco!!!), poi ho versato uno strato di crema, sparso i dadini di ananas, cosparso di cocco rapè… di nuovo uno strato di savoiardi, uno di crema, uno di fette d’ananas ed uno finale di cocco…

O T T I M O

…sì, lo so, sono un po’ fissata con la  Piña Colada tanto da ricrearne il gusto ed il sapore in un dolce… e mi riesce pure J

Zuppa di Ceci e Castagne... per tornare con calore!

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Tre mesi e mezzo di assenza, tre mesi di blog silenzioso, mesi un po’ così, mesi di impegni lavorativi con due classi nuove su tre, mesi di corsi d’aggiornamento, mesi di registri elettronici da gestire, mesi di pc rotto e non sistemato… e, come se non bastasse, è andato anche il tablet L…mesi di poche novità in cucina, come se tutto si fosse assopito, ma questo è lo scotto da pagare quando si decide di fare ordine tra le priorità… non che la cucina non lo fosse, ma non era il momento di nuove sperimentazioni…
Ringrazio quanti hanno letto il blog ugualmente, molti mi hanno scritto e/o chiesto quando sarei tornata, soprattutto Marisa e Giuseppina… ma non ho saputo dare una risposta principalmente a causa di sto benedetto computer… tenere un blog da cellulare, seppur smartphone, non è assolutamente pratico e di pazienza ne ho avuta ben poca… J

Prima che io arrugginisca del tutto oggi torno, stavolta spero di riprendere a pieno ritmo con le mie ricette e le mie storie di cucina, di ingredienti e di passione, e torno con una calda ricetta invernale, adatta alle serate pungenti, magari davanti al fuoco del camino e ad un bel bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo.
Sto parlando di una zuppa di ceci e castagneche sembra sia di origine umbra e che la tradizione voglia adatta proprio al periodo natalizio.

Zuppa di Ceci e Castagne
X 4 persone: 200g di ceci secchi, 250g di castagne, 100g di passata di pomodoro, 4 cucchiai di olio evo, 1 spicchio d’aglio, rosmarino per la preparazione di ceci e castagne, sale q.b.
Si possono utilizzare sia ceci secchi, sia in scatola, così come le castagne che van bene sia fresche, sia secche.

I ceci: nel caso dei ceci secchi occorre tenerli a bagno in acqua tiepida almeno 5/6 ore, dopodiché si scolano e si mettono in una pentola adatta, coperti d’acqua fredda e si fanno bollire una prima volta. Scolare, sostituire l’acqua, salare, unire del rosmarino e lasciar cuocere un paio d’ore a fuoco lento… ovviamente l’operazione non occorre se si utilizzano ceci in scatola che vanno comunque scolati e sciacquati.

Le castagne: occorre scegliere se arrostirle o lessarle. Nella prima eventualità bisogna inciderle ed arrostirle in forno una ventina di minuti, poi sbucciarle privandole anche della pellicina interna. Per lessarle io normalmente tolgo la buccia marrone e le lesso con la pellicina interna, una presa di sale ed un rametto di rosmarino per 30/40 min… in entrambi i casi una volta cotte vanno pulite ed alcune tagliate a dadini, altre lasciate intere.


La zuppa: porre in una pentola adatta alle zuppe l’aglio, l’olio e le castagne e lasciar “friggere” qualche minuto. Aggiungere il pomodoro, io preferisco quello a pezzettoni… ad avercelo il pomodoro fresco a dicembre!!! Dopo qualche minuto unire i ceci, sistemare di sale e cuocere per una trentina di min. facendo attenzione a che ceci e castagne non si spappolino!


Servire la zuppa ben calda in ciotole di terracotta con crostini di pane… ed un po’ di peperoncino che non guasta mai ;)

Buon Appetito
…e scusate le foto, ma sono arrugginita anche in quelle :D

Cantucci del Pirata

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Prima ricetta dell’anno, o meglio primo post dell’anno visto che questi biscotti risalgono a qualche settimana fa…

L’ispirazione mi è venuta guardando un Talent per apprendisti pasticceri ed in cui si richiedeva di variare sul tema “Cantucci”. La cosa mi ha invogliata a provare dei Cantucci al cioccolato… sguardo in dispensa, qualche calcolo su alcune ricette che stazionano sul quadernino storico delle ricette di casa mia… ed ecco dei Cantucci con calde note di cacao e zucchero di canna e con cenni di caffè e rhum invecchiato che mi fanno pensare ai Pirati e a terre ed avventure lontane…

Cantucci semintegrali al Cioccolato
o meglio
CANTUCCI DEL PIRATA

100g farina 0, 150g farina integrale, 3 uova XL, 200g zucchero integrale di canna, 25g cacao amaro in polvere, 1 cucchiaino di caffè in polvere (non istantaneo), un pizzico di sale, 50g d’olio di semi di mais, 5g lievito x dolci, 100g cioccolato fondente al 70%, 100g mandorle, 80g uvetta sultanina, un goccio di rhum.



Prescaldare il forno a 180°. Tagliare grossolanamente a coltello le mandorle ed il cioccolato fondente. Far rinvenire in acqua tiepida l’uvetta per una decina di minuti, dopodiché sgocciolarla, strizzarla ed insaporirla con mezzo bicchierino di rhum.
Nella ciotola della planetaria setacciare e mescolare le farine, il cacao, il caffé, lo zucchero, il sale ed il lievito. Lavorare con la frusta K unendo agli ingredienti secchi quelli liquidi, uova e olio, e far andare la macchina a velocità minima fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Da ultimi aggiungere le mandorle, il cioccolato e l’uvetta, mescolando delicatamente e finendo l’amalgama sul piano di lavoro leggermente infarinato.
Formare dei cilindri larghi circa 3cm e adagiarli su una teglia foderata di carta da forno. Infornare per 30/35 min.
A questo punto sfornare e lasciar riposare qualche minuto (giusto per non pelarsi le dita :P ). Poggiando i cilindri sul piano di lavoro tagliargli in obliquo, praticando i tagli ad un centimetro e mezzo l’uno dall’altro. Disporre di nuovo i biscotti, stavolta tagliati, sulla teglia e completare la cottura a 150° “biscottando” 5 minuti per lato.


I Cantucci si conservano in barattolo di vetro o di latta ben chiuso… come si gustano? Questi direi con un goccino di rhum :P


Buon Anno Pirati!

Prepariamo una torta: come abbinare i sapori.

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Questo post l’ho scritto una prima volta il 12 agosto 2012 ed è apparso sulla pagina FB di Dolci Folly con cui ho collaborato per lungo tempo.
La ripropongo qui per tutti coloro che mi seguono indipendentemente da FB e vi ricordo che qui suggerivo come fare una torta partendo da zero e qui come si preparano le bagne per le torte farcite, oltretutto sottolineo che questi  sono solo alcuni suggerimenti da cui partire per creare torte a seconda del gusto di ciascuno.

Source image

Tutte le basi indicate come Pan di Spagna possono essere sostituite con basi alternative (torta margherita, biondina, torta regina,...) così come possono essere sostituite con basi gluten free ;)Molti di noi non amano le bagne alcoliche, in tal caso sarà sufficiente preparare uno sciroppo di acqua e zucchero unendovi il liquore in questione “a freddo” e portare tutto ad ebollizione per una decina di minuti... rimarrà uno sciroppo aromatizzato, ma analcolico, l’ebollizione infatti elimina gran parte dell’alcol ;)

TORTA 1: pan di spagna al cioccolato o al cacao, bagnato con sciroppo al marsala (o strega o rum) e farcito di crema di ricotta con gocce di cioccolato o crema al pistacchio.

TORTA 2: pan di spagna al cioccolato, bagnato con sciroppo alla crema di whisky e farcito con chantilly o crema al cioccolato o crema diplomatica.
 
Devil's Food Cake

TORTA 3: pan di spagna al cacao e caffè, bagnato con sciroppo al caffè farcito con crema tiramisù.

TORTA 4: pan di spagna bagnato con sciroppo semplice alla vaniglia (acqua, zucchero e vaniglia) oppure con latte e cacao, farcito con creme varie (ideale per i bambini).

TORTA 5: pan di spagna bagnato con sciroppo al limoncello e farcito con crema al limone o crema alla fragola con fragole a pezzi o chantilly con frutta fresca.

TORTA 6: pan di spagna bagnato con sciroppo al rum e farcito con crema simil ferrero rocher o crema alla nutella o crema diplomatica o crema gianduia.
 
Crema Diplomatica

TORTA 7: pan di spagna bagnato con sciroppo al maraschino (o strega o alchermes) e farcito con crema diplomatica e fragole.

TORTA 8: base moretta bagnata con latte e liquore al cioccolato e farcita con ganache al cioccolato bianco o al cioccolato fondente o crema simil rocher  o crema al latte o crema simil-Raffaello.

TORTA 9: pan di spagna bagnato con sciroppo al limoncello o crema di limoncello e farcito con crema al limone e fragole (o ananas o pesche).
 
Pan di Spagna integrale

TORTA 10: pan di spagna bagnato con sciroppo al marsala (o strega) e farcito con crema diplomatica e crema zabaione.

TORTA 11: pan di spagna bagnato con sciroppo al rum e farcito con crema diplomatica o crema nocciola o crema alla nutella.

TORTA 12: pan di spagna bagnato con sciroppo al cointreau (o liquore all'arancia) e farcito con crema alla nutella o crema al cioccolato o crema di latte.
 
Buttercream alla Crema di Whisky

TORTA 13: pan di spagna bagnato con latte e crema di whisky e farcito con crema simil ferrero rocher e crema diplomatica con gocce di cioccolato o ganache al cioccolato bianco o mascarpone/nutella.

TORTA 14: pan di spagna bagnato con latte e cacao e farcito con crema pasticciera e gocce di cioccolato o ganache al cioccolato o crema diplomatica o camy cream, sia bianca sia alla nutella.

TORTA 15: pan di spagna bagnato con succo di fragole messe a macerare con poca acqua e zucchero e farcito con crema pasticciera o crema diplomatica più fragole a pezzi o crema al limone.
 
Crema alla Fragola

TORTA 16: pan di spagna al pistacchio bagnato con sciroppo alla vaniglia e farcito con crema di ricotta con gocce di cioccolato o ganache al cioccolato bianco o ganache al pistacchio o crema di latte.

TORTA 17: pan di spagna bagnato con martini e caffè diluito in poca acqua e farcito con crema al caffè o crema alla nocciola.

TORTA 18: pan di spagna alle mandorle bagnato con sciroppo al liquore di mandorle, oppure latte di mandorla, e farcito con crema al cioccolato o ganache alla nutella o crema al pistacchio.
 
Crema nutella home-made

TORTA 19: pan di spagna bagnato con sciroppo ai frutti di bosco sciroppo e farcito con chantilly e frutti di bosco.

TORTA 20: pasta sfoglia semplice o al cacao farcita con panna montata e amarene o crema pasticciera o crema diplomatica (millefoglie).

TORTA 21: pan di spagna al cacao bagnato con sciroppo al liquore di ciliegia, o sciroppo e succo di amarene, e farcito con crema pasticciera e amarene o crema al cioccolato e amarene (tipo Foresta Nera).
 
Chiffon "Foresta Nera"

TORTA 22: pan di spagna al caffè bagnato con latte e farcito con crema diplomatica o al cioccolato o al caffè.

TORTA 23: pan di spagna bagnato con sciroppo al liquore strega e farcito con crema diplomatica alla zuppa inglese o crema diplomatica allo zabaione.


Prometto che man mano aggiungerò tutti gli abbinamenti che ho sperimentato, diversi da questi proposti quindi, e che sono riusciti :P 

Matteo's First B-Day

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…avrei da pubblicare decine di post prima di questo, così come altre torte di compleanni precedenti questo, ma stavo scaricando le foto ed il post è come nato da sé, pronto per la pubblicazione!
Matteo, l’ultimo dei miei nipotini, ha compiuto 1 anno la scorsa settimana… Domenica abbiamo festeggiato in grande con amici e parenti: rinfresco affidato ad un catering di zona… torta affidata a me… torta per 100 persone affidata a me! Panico!!! Ok, calma! Inutile raccontare la preoccupazione dei giorni precedenti… perché alla fine ce l’ho fatta J


Ho realizzato una torta che, finita, misurava 50x45 circa e con doppia farcitura. Sono partita dalle misure del vassoio che avevo a disposizione ed ho realizzato 4 Pan di Spagna rettangolari, da 6 uova ciascuno, che poi ho assemblato ritagliando secondo le mie esigenze.
La ricetta del Pan di Spagna è quella base: per ogni uovo 30g di zucchero e 30g di farina, montare le uova con lo zucchero per 15/20 min, poi inserire la farina setacciata mescolando delicatamente dal basso verso l’alto con una spatola. Versare nella teglia imburrata ed infarinata ed infornare a 180° per 30/35 minuti (ogni forno è diverso, ma se occorrono dritte e consigli li trovate qui).
Per la farcitura ho preparato la mia solita crema al latte , una parte addizionata di cioccolato bianco ed una di cioccolato fondente… triplicando però le dosi per ciascuna farcia, quindi il triplo per la crema bianca ed ancora il triplo per quella fondente…
La bagnaè uno sciroppo semplice a base di acqua e zucchero aromatizzato con un goccio di rhum messo a freddo, una stecca di cannella, due stelle di anice, la scorza di mezzo limone e qualche goccia dello stesso.



La decorazione è semplice panna montata con i particolari in pasta di zucchero, ahimè acquistata al supermercato L“ahimè” perché la pdz gialla non mi ha soddisfatta per nulla, si nota dalle foto che si è sciolta!!

Ho rivestito i bordi della torta con dei pavesini ed un nastro giallo… i pavesini, oltre che come decorazione, servivano per “tenere” la torta, capite che una decorazione fatta con panna ai bordi si sarebbe rovinata col trasporto e con il “metti e togli” nella scatola per alimenti… e siccome non mi piace il nastro per le torte normalmente in commercio ho optato per questa soluzione…
…poco prima di servire la torta ho avuto un attacco d’ansia da prestazione, ma fortunatamente la torta è piaciuta a tutti e la cosa mi ha gratificata tantissimo (anche se io ho trovato mille difetti alla mia opera) J

Auguri Matteo

Mes Bûches de Noël

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L’anno è iniziato da appena 24 giorni ed il ricordo del sapore di questi due rotoli, o tronchetti, o bûches, è ancora vivo in me e nei miei familiari… ma prima di svelare la ricetta particolare che ho deciso di eseguire, vorrei raccontare, come non faccio da molto tempo, la storia di questo dolce natalizio…

La Bûche de Noël è un dolce tradizionale francese… Per diversi secoli in Francia c’è stata un’abitudine osservatissima: quella di bruciare un grosso tronco di legno di alberi da frutta (prugna, ciliegia, mela, ulivi) o di legno pregiato (rovere o faggio) alla vigilia di Natale. Al ritorno dalla S. Messa, durante la quale ogni famiglia aveva portato il suo tronco per la benedizione, il patriarca poneva sul tronco rami di agrifoglio e recitava le preghiere sul ceppo natalizio in via d’accensione. La tavola era già apparecchiata e le famiglie si riunivano intorno al focolare per consumare la cena e cantare canti tradizionali.
La festa in famiglia riprendeva vecchi riti agrari ed era intrisa di credenze e superstizioni di stampo pagano. Ad es. il tronco doveva essere collocato al centro del camino e, a seconda della regione, essere cosparso di sale (Poitou-Charentes), di vino annacquato (Provenza), acqua santa, olio, latte, miele, recitando preghiere. Prima del rito di accensione del ceppo era proibito scavalcarlo o sedercisi sopra, il mancato rispetto di questa superstizione avrebbe portato molta sfortuna! Si credeva anche che il tronco dovesse bruciare per tre giorni, altrimenti la famiglia sarebbe stata colpita anche in questo caso dalla sfortuna! Si riteneva poi che il tronco "benedetto" proteggesse la casa ed i suoi abitanti, le sue ceneri dovevano essere sparse nelle stalle e negli orti per prevenire le malattie e portare prosperità… bè in effetti la cenere ha evitato in molti casi che le volpi entrassero nelle stalle e nei pollai, preservando così le uniche ricchezze delle famiglie!! Per alcuni le ceneri del tronco avevano il potere di aumentare le sementi, di proteggere dai fulmini e di abbreviare l'agonia dei moribondi; gettando le ceneri in un pozzo si sarebbero allontanati i serpenti ed i pettegolezzi; depositate nella bara di un defunto le ceneri lo avrebbero reso fortunato nell’aldilà.
Per chi volesse invece un raccontino dal sapore più fiabesco cliccare qui ;)

Con l'arrivo di stufe in ghisa, a poco a poco questa tradizione è stata persa, ma viene puntualmente rievocata ogni Natale con una torta immancabile sulle tavole francesi.
È praticamente impossibile risalire a chi abbia inventato il dolce, per alcuni sarebbe opera di un’apprendista pasticcera di Parigi che nel 1834 lavorava in una fabbrica di cioccolato di Saint-Germain-des-Prés. Per altri sarebbe un'invenzione nata nella città di Lione nel 1860. Secondo altre fonti sarebbe una creazione nata nel 1898 dal gelataio pasticcere del principe Carlo III di Monaco, Pierre Lacam. Oggi, che sia gelato o che sia torta di pasticceria, il tronchetto è diventato il dolce natalizio preferito in Francia e lo si realizza in tanti e svariati gusti, il più particolare è forse quello della Corsica, dove la Buche de Noël viene preparata con una farcia di castagne.

Il dolce è costituito da un rotolo di soffice pasta biscotto farcito con crema. Io ho realizzato due bûches in occasione dei festeggiamenti di San Silvestro e Capodanno… uno da regalare alla mia più cara amica, uno da portare a pranzo dalla suocera J

        Mes Bûches de Noël

Per un rotolo di pasta biscuit: 6 uova, 180g zucchero, 160g farina, 20g cacao amaro in polvere.
Per la farcia: 250ml panna fresca, 100g mascarpone, 150g torrone alle mandorle.

Separare i tuorli dagli albumi. Montare gli albumi a neve e tener da parte. Montare i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso e gonfio, io compio questa operazione con frusta a filo in planetaria alla max velocità. Cambiare la frusta montando la foglia “K” e diminuendo la velocità al minimo ed iniziare ad incorporare ai tuorli un cucchiaio di farina e cacao setacciati e mescolati, alternando con 2 cucchiaiate di albumi… procedere alternando gli ingredienti fino ad esaurimento degli stessi.  
Versare il composto in una teglia di 35x28 foderata con carta da forno e infornare a 180° per 15 min.


Una volta cotta trasferire la pasta biscuit appena tolta dal forno e senza staccarla dalla carta, su un canovaccio bagnato e ben strizzato; cospargere con zucchero semolato e coprire con un altro foglio di carta. Arrotolare il tutto, partendo dal lato corto, in modo da formare un cilindro. Srotolare dopo una decina di secondi, togliere delicatamente il canovaccio e i fogli di carta e arrotolare di nuovo. Avvolgere con carta da forno e lasciar raffreddare completamente.
Nel frattempo tritare il torrone a coltello, ammorbidire il mascarpone con un cucchiaio e montare la panna. Unire i tre ingredienti mescolando delicatamente e, una volta raffreddato, farcire il rotolo… sinceramente io ho perfino leggermente “inumidito” il rotolo con una delicata bagna alla vaniglia. Riavvolgere, impellicolare e lasciar riposare in frigorifero almeno un paio d’ore prima di decorare.


Per la decorazione: tagliare il tronchetto in obliquo e montare le due parti come in figura. Ho ricoperto il primo con ganache libanese rigata con i rebbi di una forchetta, sopra ho poggiato una “Stella di Natale” realizzata con foglie di cioccolato ed ho cosparso il tutto con granella di nocciole… il secondo tronchetto l’ho rivestito con chantilly (panna+vaniglia) ed anche qui avevo realizzato una Stella di Natale fondente…

Soddisfatta? Soddisfatta! Soddisfatti tutti! J


Ricetta da cui ho tratto ispirazione: salepepe.it


Rivisitando... col cioccolato e con le pere

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Brrrr i giorni della merla dovrebbero esser terminati ieri, ma questa domenica è davvero fredda fredda… non resta che scaldarla con una supertorta cioccolatosissima J

In realtà questa torta è servita per festeggiare il mio carissimo amico d’infanzia Luca che, lo scorso ottobre, ha varcato la soglia dei 40 anni… su richiesta della moglie, Chiara, ho preparato una torta per la quale lei mi ha lasciato totale carta bianca, così…
Sulla scia di preparazioni che precedevano questo dolce solo di qualche giorno, e sempre ispirandomi alle richieste fatte dai giudici di un noto talent per pasticcieri, ho tentato anche io la rivisitazione di un classico: la torta cioccolato e pere.

Ho pensato alla torta che amo di più, la chiffon cake, farcita con cioccolato e pere, decorata con semplice panna, una parte della quale addizionata di cacao amaro in polvere, e fette di pera caramellate… l’idea mi ha allettata: non era la solita cioccolato e pere e a me non restava che mettersi all’opera!

CHIFFON CAKE
al CIOCCOLATO E PERE

Per la chiffon ho seguito la mia solita ricetta (si trova qui) che però ho cotto in una tortiera di alluminio da 28cm di diametro e dai bordi alti, quindi senza buco centrale. Una volta fredda ho tagliato la torta in 3 dischi, come per una qualsiasi torta farcita.


Ho bagnato leggermente con uno sciroppo semplice aromatizzato al rhum (gli sciroppi si trovano qui) e farcito con una mousse di cioccolato fondente, quella di Santin che ho postato qui. Ho arricchito ogni strato di mousse con pere a dadini saltate in padella con zucchero di canna e rhum.
Ho utilizzato 4 pere sode, occorre sbucciarle e tagliarle a dadi non troppo piccoli. In una padella antiaderente disporre i dadi di pera, cospargere con zucchero di canna 50/60gr e lasciar andare a fuoco vivace per un paio di minuti, saltando in padella. Bagnare con il rhum, 30gr, e flambare. Quando la fiamma si spegne ed il sughetto si sarà addensato, le pere saranno pronte.


Dopo averla farcita, ho lasciato riposare la torta qualche ora in frigo e quindi decorata con panna bianca e panna al cioccolato.
Le fette di pera caramellate le ho preparate similmente ai dadi di pera, ma evitando di saltarle per non romperle, per cui le ho semplicemente girate più volte delicatamente con una paletta, dopodiché ho lasciato che “asciugassero” su carta da forno prima di adagiarle sulla torta.

Pronti per l’assaggio?? Luca, Chiara e tutti i nostri amici hanno gradito molto!!!



P.S. perdonate le foto, ma in quel periodo era in panne anche la mia digitale L


Around the World Blog Hop

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È ormai noto che non amo essere coinvolta e lasciarmi coinvolgere in “catene di Sant’Antonio” ed infiniti scambi di banners e followers pur di rendere visibile il mio blog… Questa volta ho accettato dietro invito di Monila, una blogger creativa che dipinge la porcellana e le cui opere mi piacciono davvero moltissimo, specie piatti ed alzatine per torte JQUI c'è il suo blog!! Con Monila ci siamo conosciute sulla FanPage FB di CasaFacile, ormai 4/5 anni fa, ci “seguiamo” discretamente sui nostri blog e spero d’incontrarla presto nel mio prossimo viaggio in Lombardia in occasione di un corso che seguirò.
Monila mi ha nominata come una delle blogger creative che segue con piacere ed ha così partecipato all'Around the World Blog Hop che permette di far conoscere ai propri followers altre blogger creative… ci provo anche io, dai!

Non parlo spesso e volentieri di me, ma rispondo a qualche domanda sul mio blog e le varie forme di “arte” da cui sono attratta.

COME FUNZIONA IL MIO PROCESSO CREATIVO?

Brisée-misù
Il mio processo creativo nasce da un impulso, solitamente non programmo troppo quel che voglio realizzare e mi riferisco sia alla cucina, sia ai miei hobbies (che descrivevo qui). A volte basta un profumo, o un nome, o un colore, o un’immagine, o un ingrediente, per scatenare la voglia di assaggiare, rivoluzionare, creare… mi è perfino capitato di fare schizzi di dolcetti e torte (come in questo caso), ma la loro realizzazione è quasi istantanea, nell’arco di un giorno o due, perché se mi “sfugge l’attimo” ci ripenso e non realizzo più nulla!
Generalmente tutto ciò che realizzo è per me e per la mia famiglia, fratelli, nipoti, al massimo qualche amico che chiede un favore perché si fida di me, quindi mai con guadagno. Nel realizzare qualsiasi cosa, che sia una torta, una sedia o una Barbie poco importa, mi baso sui gusti della persona, o almeno mi faccio svelare cosa non piace prima ancora di scoprire cosa piace, ci penso un po’ e se arriva l’ispirazione è quella, non ci penso troppo.

PERCHÉ FACCIO CIÒ CHE FACCIO?

Irish Cream Chiffon Cake
La cucina, così come le altre attività, mi rilassa, mi permette di stare un po’ con me stessa, di ritagliare uno spazio solo mio. Mentre sto cucinando o cucendo o dipingendo, io prego, rifletto, studio soluzioni, addirittura programmo attività da realizzare a scuola!
Per cui faccio quel che faccio perché, pur volendo, non potrei farne a meno: fin da piccola ho sempre inventato, creato, la mente e le mani sempre in movimento, con la mamma e la nonna che ripetevano “impara l’arte e mettila da parte”… non che non sappia stare senza far nulla, anzi amo molto il mio divano J ma dal piccolo muffin alla torta migliore che io possa realizzare, tutto mi meraviglia sempre dell’immenso dono ricevuto, quello delle mani operose!!

IN CHE MODO IL MIO LAVORO SI DIFFERENZIA DA QUELLO DEGLI ALTRI DEL SUO GENERE?

Coulis di Melograno
Parliamo solo di cucina qui, altrimenti il discorso si farebbe troppo lungo.
La cucina e la pasticceria sono molto inflazionate ultimamente, grazie ai talent ed ai programmi di cucina che occhieggiano da tutti i canali tv, per non parlare di siti e foodblog… e non parliamo del Cake Design, la pasta di zucchero spunta da ogni dove, ma troppo spesso come “ultima moda” a cui non si può rinunciare.
Ecco, iniziamo da quest’ultimo, dal Cake Design… intanto io NON faccio Cake Design, non fa per me! Mi spiego: la pasta di zucchero la produco in casa all’occorrenza, ma non amo, pur sapendolo fare, perdere tempo con le figure in 3D, perdere tempo perché è necessario star dietro alla loro realizzazione per giorni e queste figure tridimensionali non verranno mangiate, nella migliore delle ipotesi conservate, nella peggiore finiranno nel secchio dell’umido!!! Con la pasta di zucchero, se serve, preferisco semplicemente rifinire una torta che sia davvero ottima nel sapore, una finitura semplice, elegante, con nastrino a sigillo di un lavoro che sia di autentica pasticceria, cosa che troppo spesso le torte di Cake Design non sono… e perché il mio lavoro sarebbe diverso? Perché intorno a me vedo tuttipazziperlapastadizucchero, io non lo sono… ma il mio “lavoro” non è diverso solo per questo, credo che lo sia perché dietro ogni ricetta c’è una storia, la storia del dolce su cui faccio un vero e proprio lavoro di ricerca, traduzione, confronto, e c’è la storia di come nasce anche dalle mie mani, c’è uno studio serio degli ingredienti ed una consapevolezza diversa che non è il semplice “cucino perché devo”, o almeno non ho l’impressione, rileggendomi, di aver buttato lì ricette stracopiate e via…
Quel che rende poi le mie realizzazioni diverse, forse, è la continua rielaborazione dei sapori… una volta un amico di mio figlio mi disse che mangiare un mio dolce non era mai qualcosa di scontato, ma che si doveva sempre andare in cerca del tocco personale, dell’ingrediente in più… e questo è il complimento più bello e più chiaro che abbia mai ricevuto in riferimento alla mia cucina J

A CHE COSA STO LAVORANDO?

Macarons
Per quanto riguarda la cucina ho sperimentato molto col pesce negli ultimi tempi, con ottimi risultati, almeno secondo marito, figli e amici… proprio oggi ho sperimentato una famosa torta del non plus ultra dei pasticceri italiani, Iginio Massari, e già sto pensando a come rendere la stessa gluten free e permettere così anche alla mia collega Paola di assaporare tal bontà… dopodiché ho il pensiero della torta che dovrò realizzare per i 18 anni della figlia di una cara amica… ma, riferendomi a quanto risposto alla prima domanda, più ci penso e più trovo il vuoto… qualche giorno prima arriverà la vera e definitiva ispirazione e andrà bene!!!

Bene, come suggeriva anche Monila, questo post non serve solo a parlare delle mie creazioni, ma anche a far conoscere altre blogger creative!

...e questi sono tre blog che seguo con piacere:

Gli ingredienti magici: il lievito chimico

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Il lievito chimico è un prodotto che tutti conosciamo, comunemente lo acquistiamo pronto (Paneangeli, Bertolini,…) ed è composto da una base di farina a cui vengono aggiunti alcuni prodotti che fanno aumentare il volume delle nostre produzioni che ne prevedano l’impiego.
Questo tipo di lievito, detto anche istantaneo, non conta sull’aiuto di starter biologici, tipici invece del lievito madre o del lievito di birra, è pronto all'uso, rapido da usare, ma con azione lievitante limitata, è insapore e si presta quindi alle ricette che non necessitano il tipico sentore di alcol e acido lattico, ma per lo stesso motivo non è idoneo alla panificazione dove invece questi requisiti sono essenziali.

Normalmente il lievito chimico ha una base alcalina, una base acida ed un deumidificante. Questi ingredienti, combinati insieme, sfruttano il calore e generano anidride carbonica provocando così la lievitazione.
La base alcalina più diffusa è il bicarbonato di sodio, mentre il deumidificante per eccellenza è l'amido. La variabile dei vari tipi di lievito è data dalla base acida: in alcuni è presente l'acido tartarico, in altri il bitartrato di potassio, o il fosfato monocalcico, o il fosfato dicalcico, o il solfato di sodio e alluminio,…

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Il meccanismo di azione è piuttosto semplice ed uguale per tutti i tipi di lievito chimico; le uniche differenze sono costituite dalla velocità della reazione e dalla temperatura.
In commercio esistono almeno due tipi di lievito istantaneo e contengono più o meno i medesimi ingredienti, come difosfato disodico, carbonato acido di sodio, amido di mais, sali di calcio degli acidi grassi, aromi (Paneangeli, Bertolini,…). L’alternativa è il prodotto biologico che contiene amido di mais biologico, tartrato di potassio estratto dall’uva, bicarbonato di sodio, vaniglia da bacche biologiche. Naturalmente la miglior scelta dovrebbe essere orientata al biologico anche se… anche se si potrebbe ovviare con un prodotto casalingo.

Eh sì, è possibile produrre il proprio lievito chimico in casa, ma naturalmente guadagnando in “genuinità” si perderà in efficacia, perché un lievito casalingo non è, quanto ad efficacia, paragonabile ad un prodotto commerciale… tuttavia, adattando le dosi degli ingredienti ad ogni singola ricetta, è possibile ottenere buoni risultati.
Il segreto è in dispensa: il bicarbonato di sodio! Occorre tener presente che il bicarbonato di sodio, da solo, non è un agente lievitante e che è la sua combinazione con l’ingrediente acido che lo attiva permettendo la lievitazione… non solo, la componente acida neutralizza il sapore amaro del bicarbonato.

Per un lievito casalingo capace di attivare la lievitazione di un impasto da 225g di farina:

soluzione 1 - mescolare 5g di bicarbonato e 10g di cremor tartaro, setacciarli ed aggiungerli alla farina ,  tutto insieme va aggiunto come ultimo ingrediente della ricetta... questa combinazione è comunemente nota come baking powder ed è stato per moltissimo tempo l'unico tipo di lievito usato per i dolci;
soluzione 2 - 125g di yogurt nell’impasto della ricetta e 2g di bicarbonato setacciato e mescolato alla farina e aggiunti come ultimi ingredienti;
soluzione 3 - 2g di bicarbonato setacciato e mescolato alla farinae aggiunti come ultimi ingredienti e ½ cucchiaino di aceto di mele o di succo di limone nell’impasto, anche se in alcuni casi (Red Velvet Cake) si fa spumare il bicarbonato con l’aceto prima di aggiungerlo all’impasto;
soluzione 4 - 2 g di bicarbonato e 100 g di latte (non ho mai provato);

Irish Soda Bread, pane irlandese
lievita per l'azione del bicarbonato e del latticello
Addirittura sul sito di Alice, canale quasi interamente dedicato alla cucina, sostengono che il lievito casalingo sia utile anche nella produzione di pizze, focacce e pane, ovvero l’aggiunta di 8g di cremor tartaro e 5g di bicarbonato, mescolati e setacciati, a 250g di farina. In questo caso, però, non si otterrà una lievitazione simile a quella che si ottiene col lievito di birra o con il lievito madre, la pasta risulterà più difficile da stendere, ma è una soluzione per gli intolleranti ai lieviti.

Sempre secondo Alice esistono altre soluzioni lievitanti: 3 albumi montati a neve corrisponderebbero ad 1 bustina di lievito chimico o un bicchiere di birra che sarebbe l'ideale per frittelle e pizza.

Tuttavia se si agisse con buon senso e se non si avessero particolari intolleranze, il lievito chimico non creerebbe troppi problemi, sarebbe sufficiente usarne con le dovute proporzioni tenendo conto che una bustina di lievito è calibrata su un impasto da 500g di farina
Spesso i nostri dolci, pur buonissimi, hanno il difetto di lasciare un retrogusto acido, non lo si sente subito, ma dopo qualche minuto dall’aver addentato una gustosissima fetta di ciambella. Perché? Lasciamo da parte eventuali intolleranze, probabilmente usiamo troppo lievito, qualcuno potrebbe obiettare che è la ricetta che lo richiede, già, è vero, è possibile, ma molte ricette, specie quelle mooooolto casalinghe sono esagerate… occorre quindi fare qualche semplice calcolo e rapportare la quantità di lievito all’effettiva quantità di farina…

Io uso un ulteriore accorgimento: se per la lievitazione della mia ciambella all’acqua (350g di farina) mi servono 10g di lievito, io ne metto ancora meno, diciamo 6g ed integro con 4g di bicarbonato e qualche goccia di limone nell’impasto ed il retrogusto acido/chimico non si sentirà più! J


Vi lascio con una dritta e con una sfida.

La dritta: comprate sempre lievito chimico NON vanillinato… più in là ve ne spiegherò il motivo ;)

La sfida: esiste in commercio anche un lievito istantaneo per pizze e torte salate, tipo Mastro Fornaio, la sfida consiste nel confrontare gli ingredienti di questo lievito con quello che comunemente usate per i dolci, purché non vanillinato… poi tornate qui e scrivetemi cosa notate ;)


Fuori tempo massimo!

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Fuori tempo massimo!!!

Perché? Perché ormai Natale è lontano, ma per tutti i problemi di cui parlavo qui non ho postato la torta preparata per festeggiare il Natale in famiglia!!!
Ma… visto che in questi giorni il freddo e le gelate la fan da padroni, direi che questa torta può starci anche bene J

Ho voluto rinnovare un po’ la Torta Casereccia utilizzando una base Chiffon Cake alla vaniglia, bagnata con gli sciroppi classici da “casereccia” e farcita in doppio strato con una pasticciera alla panna (quella di Paoletta) ed una al cioccolato fondente al 72%… in questa mia versione forse ho fatto pace con questa torta (da ragazzina la odiavo… non che ora, nella sua versione classica, io la ami particolarmente eh… ma ssssh J).



Per la decorazione ho usato semplice panna montata e per gli alberi mi sono ispirata ad un tutorial trovato online, ma che ora non saprei proprio dove andare a cercare… ad ogni modo è più semplice a farsi che a spiegarsi: rotolare i coni da gelato nel cioccolato fuso, attendere qualche istante in modo che non coli, poi rotolare il cono nei confettini e zuccherini prima che il cioccolato solidifichi… io ho cosparso anche di cocco rapè ;)








Uhm… non posso più augurarvi buon Natale… posso però sperare che nevichi J

La mia ciambella salata

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Mio figlio ha un impegno con i suoi amici… meglio dire col gruppo parrocchiale che frequentiamo un po’ tutti in famiglia… si riuniscono e poi spiluccano qualcosa insieme ma… ma lo chiamano dicendo che qualcuno si è già offerto per preparare il dolce… uhm… “Mamma, ed ora che prepariamo?” chiede preoccupato!

Complice un’iniziativa messa in atto nel gruppo legato al blog, decido di cimentarmi in una ciambella salata… come al solito prima giro un po’ qua e là per il web… poi penso ad elaborare una ricetta mia… considero il gran successo che ha avuto ultimamente la mia ciambella all’acqua, faccio due calcoli, studio il metodo migliore per impastare un salato assolutamente non lievitato (nel senso che non ho il tempo per un “grande lievitato”, con ldb o lm, per capirci)… ok, ci sono! È nata l’idea… sicuramente da migliorare, replicherò quanto prima l’esperimento.

LA MIA CIAMBELLA SALATA

350g farina 0, 5g di lievito (x dolci non vanillinato), 5g di bicarbonato, 4 uova, 100g di parmigiano, 250g latticello*, 120g olio di mais, 100g mozzarella asciutta, 100g prosciutto cotto a dadini, 100g di provola affumicata, 100g funghi trifolati, noce moscata, ½ cucchiaino di sale, una spruzzata di pepe. Rosmarino spezzettato e sale grosso integrale per la superficie.


Tagliare la mozzarella ed il prosciutto a dadini e grattugiare grossolanamente la provola.
Scaldare il forno a 180°. Ungere ed infarinare lo stampo… io ho usato la ciambelliera, ma l’impasto si presta anche ad esser formato tipo plum cake o come muffins salati.


Mescolare la farina con il bicarbonato, il lievito, la noce moscata e il sale setacciando un paio di volte (serve a miscelare meglio le polveri). Aggiungere alle polveri anche il formaggio grattugiato.
A parte montare le uova finché saranno ben gonfie, dopodiché unire a filo l'olio e il latticello.
Ora mescolare delicatamente le polveri all'uovo.

Unire e mescolare delicatamente anche mozzarella, prosciutto e funghi.
Sistemare l'impasto nello stampo, spargere in superficie granelli di sale grosso integrale e rosmarino ed infornare per 45/60 min (se se ne realizzano muffins basteranno 20/25 min).
Una volta cotto sfornare e far raffreddare su una gratella.

Impressioni: rispetto a ciambelle salate mangiate in altre occasioni questa non risulta essere asciutta, rimane piuttosto umida ed è esattamente quel che volevo ottenere!!! Pare sia piaciuta :D



*Il latticello si può sostituire o con latte di kefir, o con 125g yogurt magro unito a 125g latte, o 125g yogurt magro unito a 125g acqua.

Gli Ingredienti Magici: lo Zucchero di Canna

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Lo zucchero di canna, rispetto al più tradizionale "saccarosio bianco", gode di una migliore reputazione. A differenza di quello di barbabietola, lo zucchero di canna è ritenuto più salutare perché meno calorico e più ricco di minerali. Per capire quanto queste credenze siano vere, occorre analizzare il percorso che lo zucchero compie, dalla coltivazione fino alle nostre tavole.

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La canna da zucchero (Saccharum officinarum) appartiene alla famiglia delle Graminacee, è originaria delle Indie ed è coltivata nelle regioni tropicali e subtropicali (Cuba, Porto Rico, Filippine)... Quando la pianta raggiunge la piena maturazione viene tagliata e privata delle foglie. Successivamente tali parti vengono ridotte in pezzi più piccoli, a loro volta frantumati e spremuti per ricavare un succo particolarmente dolce, chiamato sugo leggero.
La parte legnosa, bagasse, viene recuperata ed utilizzata come fonte energetica ed il sugo leggero viene purificato con latte di calce e sottoposto a filtrazione. Una volta rimossa la parte acquosa per evaporazione, si ottiene un sugo particolarmente concentrato, dalla cui centrifugazione a freddo si ricava lo zucchero grezzo ed un residuo liquido detto melassa.

A questo punto lo zucchero grezzo di canna, contenente circa il 2% di impurità, è pronto per il consumo. In alcuni casi viene sottoposto ad un ulteriore processo di raffinazione, che lo rende equivalente al classico zucchero bianco.

Se si seguono i metodi tradizionali, saltando il processo di raffinazione chimica o attuandolo solo in parte, la cristallizzazione del succo dà origine al cosiddetto zucchero integrale di canna.

Rispetto allo zucchero bianco, quello integrale di canna contiene una minore percentuale di saccarosio, è più ricco di sali minerali e vitamine. Dal punto di vista calorico questo prodotto è praticamente identico al normale zucchero bianco e a volte viene addirittura prodotto a partire da questo, a cui viene aggiunta, a posteriori, una piccola percentuale di melassa per colorarlo. Questo viene fatto per poter meglio controllare la dimensione dei cristalli e per non interrompere il processo di purificazione. Fermandosi ad uno stadio precedente della raffinazione si ottiene lo zucchero del tipo muscovado o panela, più scuro e contenente circa il 95% di zuccheri.

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Lo zucchero integrale di canna (muscovado o panela) non va confuso con lo zucchero grezzo di canna. Quest'ultimo ricopre un'ampia fetta di mercato e, avendo subito il processo di raffinazione, è molto simile a quello ottenuto dalla barbabietola. Il suo colorito giallo-beige non deve ingannare, poiché è conferito dall'addizione, ancora una volta, di piccole quantità di melassa o caramello.

Per non confondersi: lo Zucchero integrale è ottenuto schiacciando la canna da zucchero, raccogliendone il succo che poi va fatto bollire ed essiccare; lo Zucchero grezzo ha comunque subito una raffinazione parziale.
I vari gradi di raffinazione portano a prodotti leggermente diversi, dallo zucchero bianco, identico a quello di barbabietola, a prodotti più scuri. 
Non potendosi basare sul semplice colore, per giudicare la qualità di uno zucchero di canna occorre osservare qualche particolare in più. Se per esempio si presenta sotto forma di cristalli uniformi per dimensioni e colore, si tratta con tutta probabilità di zucchero grezzo; al contrario, se sono presenti cristalli più o meno grandi e con diverse sfumature scure, assumendo l’aspetto di grossolana sabbia bagnata, è più facile che si tratti di zucchero integrale.

Vediamo alcuni tra i più noti zuccheri di canna:

muscovado
Muscovado– è uno zucchero non raffinato a base di canna da zucchero. La differenza principale tra lo zucchero muscovado e gli zuccheri granulari (ad es. Demerara) è il contenuto di umidità, infatti il muscovado è notevolmente più umido. Ha un sapore leggermente caramellato. Viene venduto in versione chiara e scura; la versione scura è la più comune ed è etichettata come zucchero delle Barbados.

panela
Panela– si ottiene dall’essiccazione del succo puro di canna da zucchero. Non essendo raffinato mantiene minerali, vitamine e altre sostanze normalmente presenti nella canna da zucchero. A seconda del processo di fabbricazione si presentata in forma solida o granulare.

demerara
Demerara– è uno zucchero di canna grezzo, a grana grossa e dal caratteristico colore dorato ricavato da puro succo di canna da zucchero. Non è sbiancato quindi è privo di residui chimici da raffinazione. Ottimo come dolcificante per caffè, tè e bevande, è ideale per la preparazione di dolci.
Il suo nome deriva dalla regione Demerara in Guyana, anticamente grande produttrice di questo zucchero.

sucanat
Sucanat (contrazione di Sucre de canne naturel)- si tratta essenzialmente di succo puro di canna da zucchero essiccato ed è prodotto prevalentemente in Costa Rica. Ha un sapore intenso per cui potrebbe non essere adatto a ricette leggere, ma è fantastico se usato insieme alle spezie in dolci come i biscotti allo zenzero.

jaggery
Jaggery– è uno zucchero popolare in India. Normalmente viene prodotto sia dalla canna da zucchero, sia dalle palme da dattero, tendenze più recenti lo vogliono tratto dalla linfa della palma da cocco. Si ottiene dalla bollitura del succo di canna o di palma in padelle di ferro. Viene quindi formato in blocchi poi venduto in panetti e grattugiato. Lo jaggery è utile in cucina, ma è molto più spesso utilizzato nella medicina ayurvedica per il mal di gola ed il trattamento delle infezioni bronchiali e polmonari.

Idee un po' più chiare ora? ;)

Frolla Knam ovvero dove osa il cioccolato

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Senza preamboli... ci sarà tempo per i preamboli quando posterò ciò che ho realizzato con le sue ricette :P per ora frolliamo e basta :D

Frolla Knam
ovvero dove osa il cioccolato
da "L’arte del dolce", Mondadori, 2006

150g di burro morbido, 150g di zucchero, 1 uovo, i semini di ½ baccello di vaniglia, 6g di lievito, 280g di farina 00, 25g di cacao amaro in polvere, un pizzico di sale.

Io lavoro con la planetaria e la frusta K… altrimenti lavorare a mano in una ciotola capiente.


Setacciare la farina con il lievito ed il cacao e tenere da parte. Ammorbidire il burro a temperatura ambiente o con un microonde (attenzione a non fonderlo se usate il MW) e disporlo nella ciotola della planetaria con lo zucchero. Lavorare a velocità sostenuta fino a quando il composto risulta cremoso. Unire l’uovo intero, i semini di vaniglia ed il sale e lasciare che gli ingredienti si amalgamino lavorando a velocità minima.

Lo stampino è quello dei Petits Beurre... ma va bene ugualmente :P

Aggiungere il misto farina/lievito/cacao e mescolare, sempre al minimo, giusto il tempo di inumidire la farina. Infarinare leggermente il piano di lavoro e finire brevemente di impastare a mano. Formare una palla, impellicolare e lasciar riposare in frigorifero almeno 4 ore.


Al momento dell’uso prendere la frolla dal frigo e stendere a seconda che vi si debbano realizzare biscotti o crostate…
Questa volta vi propongo biscotti di frolla stasa a ½ cm di spessore, ritagliati ed infornati a 180° per 15 min… ma arriveranno due post golosissimi: uno con la Crostata Knam, l’altro con la mia variante…
Stay Tuned J

Gli Ingredienti Magici: la Farina Manitoba

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La farina Manitoba (o Farina Americana) proviene dalle praterie del Nord America/Canada dove un adeguato livello di umidità e il suolo fertile, ne fanno un luogo ideale per la coltivazione del grano. 

Manitoba, Canada: source image
Questo grano in realtà si chiama CWRS (Canada Western Red Spring, ossia «grano canadese dell’ovest primaverile rosso») e si riferisce a una somma di varietà seminate in primavera negli stati dell’Ovest canadese, Alberta, Saskatchewan e Manitoba. Manitoba è il nome dell'antica tribù indiana di questi luoghi e della regione stessa.

È una farina di grano semi-duro molto ricca di proteine (fino al 18%) e glutine che si presta ottimamente nella produzione di dolci a lunga lievitazione e del pane.

È classificata come Farina Forte in quanto il valore W è maggiore di 350. Il valore W (se non sai cos'è il W di una farina clicca qui), che indica la Forza della farina, NON viene indicato nei pacchi di farina in commercio in Italia. Per capire la forza della farina, è necessario quindi conoscere il contenuto in proteine, più è alto e più è forte.

Canada Western Red Springs: source image

La farina Manitoba, grazie all'elevata quantità di glutine, produce impasti molto tenaci che sopportano senza "sgonfiarsi" lunghe lievitazioni. Questa caratteristica è molto utile negli impasti che devono lievitare molto, come nel pane, soprattutto in quelli speciali come le baguette. Nei dolci, la farina Manitoba è utilizzata spesso, ma solo in quelli a lievitazione naturale, mentre non è indicata per quelli con lievitazione tramite lievito chimico. Viene quindi utilizzata per panettoni, pandori, colombe, bomboloni, babà, impasti lievitati naturalmente e per molte ore con il lievito di birra.

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"I mulini spesso la adoperano per "tagliare" altre farine, aumentando in questo modo il coefficiente W della farina.
Per l'uso casalingo viene miscelata nella proporzione del 20% in aggiunta a farine deboli in pratica poco proteiche e di scarsissima qualità. E come dire butta un po’ di manitoba che ti viene bene… è come il segreto di Pulcinella. Quante volte ci siamo trovati in bocca del pane che sembrava gomma!!!!!!! È quello. La Manitoba dà questo effetto gommoso se non utilizzata per prodotti specifici che hanno bisogno di lievitazioni lunghe.

Chi sa fare la marmellata non ha bisogno di aggiungere la pectina che la rende gelatinosa e sa di marmellata comprata" - cit. Sara Papa.
Il fatto che la vera Manitoba venga prodotta così lontano da noi non ne fa certo un alimento sostenibile. Il suo trasporto implica un'emissione di Co2 che non compensa la sua ottima resa in cucina.
Per questo motivo è meglio preferire Farine Forti nazionali. Si identificano, quindi, come farina Manitoba tutte le farine forti. Ottima la farina “Manitoba” prodotta con il grano Taylor e quella prodotta con il grano Sagittario, entrambi coltivati in Italia.

pasta lievitata
Gli impasti lievitati con il lievito chimico, proprio per la caratteristica della lievitazione, che avviene durante la cottura e grazie allo sviluppo di anidride carbonica, necessitano di una farina con caratteristiche OPPOSTE a quelle della farina Manitoba, cioè con poco glutine e molto amido. Il glutine, infatti, in questo tipo di preparazioni, creerebbe un ostacolo alla lievitazione, inoltre produrrebbe dolci troppo tenaci, caratteristica indesiderabile in un dolce da forno, che deve essere soffice e "sciogliersi in bocca".
Produttori e distributori di farina Manitoba e simil-Manitoba in Italia: Loconte, Molino Chiavazza, Divella, Molino Spadoni, Alimonti, Conad, Mulino Marino, Novella, Molino Pivetti, Bongiovanni Agricoltura Biologica, Molino Valigi,…


Notizie tratte e rielaborate dai siti: ciboecibo.itcibo360.it.


Rose d'Inverno

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Un piccolo photo-post… per un dolcetto improvvisato adatto anche a chi non sa far dolci, a meno che non si faccia prendere dalla pigrizia come le mie amicollegheLuana e Paola J basta avere un rotolo di sfoglia pronta in frigo (bè se voleste cimentarvi nel farla sarebbe meglio) , una mela ed un tutorial… un forno, una spolverata di zucchero a velo e le rose son servite!

Un video-tutorial qui...


Con questo post approfitto per farvi notare la nuova grafica, le nuove cornici delle foto ed il nuovo "marchio" ...di marzapane... 

Le mie Rose d'Inverno





Il mio non-compleanno

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Come ogni anno di questi tempi lascio sul blog giusto due parole per onorare il mio non-compleanno... se considero d'esser nata il 29 febbraio deduco d'aver più non-compleanni di tutti voi altri ;)




…e tanti auguri a me J

A lezione di... TIRAMISÙ

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Ci risiamo con queste lezioni eh?? J ma no, non voglio insegnare nulla a nessuno, più semplicemente io sono in continua formazione, informazione ed aggiornamento (deformazione professionale) e man mano che aggiungo tasselli alle mie conoscenze è più forte di me: devo condividere!!!
Parliamo ancora di Tiramisù…

In molti mi chiedete perché non mangio più un Tiramisù con uova crude, se sia meglio la pastorizzazione o la cottura a bagnomaria, se siano meglio i savoiardi o i Pavesini… ebbene, nel ricordarvi i post già scritti sul mio Tiramisù (storia, ricetta, variante1, variante2,…), ci aggiorniamo oggi tutti insieme con le dritte del Maestro Iginio Massari… e attendiamo fiduciosi buone nuove che vi racconterò dopo il corso col Maestro a cui parteciperò il 16 marzo (non vedo l’oraaaaa J ) ed in cui è prevista una lezione su un Tiramisù innovativo!!

berkleys.com.
Il primo elemento del Tiramisù è l’uovo… e mal sopporto chi prepara fantomatici Tiramisù “senza uova”, non è un Tiramisù, ma un dolce al mascarpone, sia chiaro… così come non è Tiramisù un dolce vegano che non contempla uso né d’uovo, né di mascarpone… abbiate pietà J
Massari ci ricorda che la tradizione vorrebbe l’uso dell’uovo crudo, l’inconveniente è la naturale alta deperibilità delle uova; per evitare la proliferazione dei batteri dovremmo consumare il Tiramisù al massimo dopo un quarto d’ora dalla sua preparazione, ovvero farne una sorta di dolce prêt-à-manger, la qual cosa è impossibile!

La pastorizzazione consente l’abbattimento del batterio della salmonella e, oggi come oggi, è indicata tanto per le uova “fresche” acquistate in campagna, quanto per le uova da supermercato… un pizzico di precauzione in più non guasta mai! Che si intende per “pastorizzazione”? In questo caso, come ho spiegato in passato, il metodo più sicuro è preparare una pâte à bombe ed una meringa italiana, ovvero “cuocere” le uova con uno sciroppo di zucchero a 121°… Personalmente diffido di altri metodi, come la cottura a bagnomaria, perché non si rivelano molto sicuri per la pastorizzazione casalinga, non è infatti semplice controllare l’effettiva temperatura raggiunta dalle uova mentre montano nel bagnomaria e, se non si usa una certa accortezza, ci ritroviamo con una frittata anziché con una crema J

finecooking.com
Altro elemento fondamentale ed insostituibile è il mascarpone… ma chi ve l’ha detto che un Tiramisù alla ricotta è light?? Mica mangerete Tiramisù ogni santo giorno?? Una volta che lo mangiate concedetevene uno vero!!! Sempre secondo il Maestro il mascarpone dovrebbe essere preparato con panna fresca pastorizzata, che conferisce leggerezza, mentre molti mascarponi in vendita nei nostri supermercati sono prodotti con panna “uht” che dà un retrogusto cotto e fa perdere la sensazione di freschezza… allora rifletto: “visto che so farlo potrei, almeno ogni tanto, preparare un mascarpone freschissimo in casa”!
base savoiardi
Massari aggiunge che la bontà del dolce dipende anche dai savoiardi impiegati: naturalmente un conto è il savoiardo acquistato, un conto è il savoiardo fatto a regola d’arte, preparato fresco col fine di ottenere un signor dolce! …e non da meno è l’inzuppitura del biscotto, di recente molti usano bagnare i savoiardi col cioccolato, ma questo ingrediente non era originariamente previsto… al Tiramisù tradizionale basta una spolverata di cacao… tutto ciò non vuol dire che non si possano apportare variazioni, o che tutti dovremmo metterci a produrre savoiardi e mascarpone in casa, ma la pastorizzazione si può e si deve fare!!!

Massari: “Se uno vuol fare un prodotto straordinario, c’è bisogno di una preparazione precisa ed elaborata: il fatto che oggi il Tiramisù sia un dolce di grande consumo, anche perché la sua preparazione ha costi contenuti, non esclude che si possa fare un gran dessert di qualità usando gli elementi della tradizione… un buon Tiramisù si riconosce dal fatto che quando uno lo mangia deve sentire di assaporare una nuvola”.
Stralci di un’intervista a Massari: ilfattoquotidiano.it

Ricordiamo la ricetta? Ho portato qualche piccola variazione alla mia solita ricetta, questione di grammature suggerite dal Maestro Santin, ma vi accorgerete che è sostanzialmente la mia ricetta, quella che descrivevo qui e che dovrete consultare per imparare il metodo della pastorizzazione ;) anche la preparazione è leggermente cambiata, poco poco J

750g mascarpone, 100g tuorli pastorizzati (4 tuorli di uova medio/grandi), 150g albumi pastorizzati (4 tuorli di uova medio/grandi), 330g zucchero (100g per pastorizzare i tuorli + 100g per pastorizzare gli albumi + 130g per montare i tuorli prima di versarvi sopra lo sciroppo di zucchero), 6g di gelatina in fogli, 30g panna fresca… volendo due cucchiai di liquore…

Occorre che gli ingredienti siano tutti a temperatura ambiente. Ammorbidire il mascarpone fino a renderlo cremoso. Ammollare la gelatina in acqua fredda per una decina di minuti, dopodiché scioglierla in 30g di panna fresca scaldata a bagnomaria.
Preparare la Meringa Italiana: montare gli albumi a neve, mentre montano versare a filo lo sciroppo di zucchero ottenuto facendo bollire fino a 121° 100g di zucchero con 25g d’acqua. Montare fino a completo raffreddamento (15 minuti) e tenere da parte.
Ora preparare la pâte à bombe montando i tuorli con i 130g di zucchero fino a quando il composto sarà spumoso e chiaro, volendo si può fluidificare con il liquore prescelto; nel frattempo si sarà preparato lo sciroppo che, come per la meringa, sarà stato ottenuto facendo bollire fino a 121° 100g di zucchero con 25g d’acqua e versato a filo sui tuorli mentre montano. Far raffreddare completamente e aggiungere la panna in cui è stata sciolta la gelatina (attenzione che la panna sia tiepida e non fredda o la gelatina diventerà grumosa).
Versare i tuorli sul mascarpone, una cucchiaiata alla volta e lavorare con una frusta a mano o in planetaria con frusta K a vel. minima, amalgamare alla perfezione. Aggiungere una cucchiaiata alla volta di meringa facendo attenzione a non smontare tutto.

Generalmente io faccio riposare una mezzora la crema in frigo… dopodiché passo al “montaggio” del Tiramisù con savoiardi leggermentebagnati nel caffè come d’abitudine… e qui non mi dilungo oltre…
Il Tiramisù va conservato in frigo almeno 4 ore prima del consumo… la spolverata di cacao non va MAI messa prima del riposo in frigo del dolce perché il cacao inumidisce e diventa orrendo da vedere. La scelta migliore sarebbe spolverare porzione per porzione nel servire, o al limite tutto il dolce poco prima del taglio…


Buono da morire, soffice e nuvolato come vuole il Maestro J


Le avventure del Babà

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Babà: foodloversodyssey.com


Dolce tipico napoletano, al pari della sfogliatella e della pastiera… come nasce il mito di questo dolce? Come si diffonde la sua fama?

La storia del Babà somiglia ad una fiaba… e come in ogni fiaba c’è bisogno di re, di amici, di antagonisti, di elementi magici, di anime dannate, di un velo di noir e di lieto fine!!!




C’era una volta, in un Paese lontano, re Stanislao di Polonia. Stanislao era diventato re quand’era molto giovane grazie al potente re di Svezia, Carlo XII.
Un bel giorno l’avido Pietro il Grande, Zar di tutte le Russie, insieme ai sovrani di Prussia ed Austria, dichiarò guerra a Stanislao e Carlo… e li sconfisse.
Pietro usurpò il trono di Polonia ed esiliò Stanislao in Francia, facendolo Granduca di Lorena… in Francia regnava Luigi XV, marito di sua figlia Maria.
Stanislao, esiliato a Luneville, ai confini con la Germania, si adeguò alla nuova situazione e, non avendo più un regno da guidare, si circondò delle più sapienti menti dell’epoca: filosofi e scienziati insieme ai quali sognò la realizzazione dell'Unione Europea! Era un progetto grandioso, ma sia Stanislao, sia i suoi sapienti, erano consapevoli che non avrebbero potuto realizzarlo… soprattutto perché Stanislao era un re senza corona, quindi senza poteri…
Stanislao si crucciava ogni giorno per questo sogno irrealizzabile e si lasciava andare alla tristezza e, come capita a tutti noi, si consolava con qualcosa di dolce!!!
I pasticcieri di Lorena si spremevano le meningi per soddisfarlo ogni giorno con nuove ricette e leccornie, riuscendo quasi mai ad accontentarlo e continuando a servirgli il Kugelhupf, dolce tipico di molti Paesi della mitteleuropa del XVIII secolo, quindi anche dell’Alsazia-Lorena.

Kugelhupf: rezeptwelt.at

La ricetta del Kugelhupf prevedeva farina, burro, zucchero, uova, uva sultanina e lievito di birra. L’impasto doveva risultare soffice e spugnoso, ma il nostro scontento decaduto re proprio non lo sopportava e non cambiò idea nemmeno quando gli fu servito con una bagna di vino Madera… non consolandosi con cibi dolci tornava ai suoi sogni di un’Europa davvero unita… ne veniva di nuovo deluso e allora tornava a desiderare la consolazione nel dolce… un circolo vizioso… (oggi considereremmo l’ex re Stanislao come depresso)! Si lasciò andare anche all’alcol e tra i vari vini e liquori che contribuivano a consolarloe scaldarlo nei freddi inverni di Lorena, conobbe il rhum importato dalle Antille.
Fu così che un giorno Stanislao, preso dalla solita voglia di dolce, e sottoposto ancora ad una fetta di Kugelhupf, si arrabbiò e scagliò il piatto sulla tavola… questo finì dritto dritto col colpire la bottiglia di rhum che si rovesciò tutta sul dolce!!!

E fu quello l’attimo in cui avvenne la magia!

Sotto gli occhi arrabbiati ed annebbiati del nostro ex re il Kugelhupf cambiò colore trasformandosi da pallido ed insignificante, ad ambrato ed invitante accompagnato dal profumo intenso e piacevole del rhum invecchiato…
Stanislao allora, tremante e pieno di aspettativa, assaggiò qualche briciola di quella magia… e tutto cambiò!
L’ex re Stanislao Leszczynski aveva creato, dal nulla e per un atto di rabbia, un nuovo dolce… da quel momento Stanislao iniziò a dedicarsi alla cucina e il suo dolce divenne qualcosa di diverso dall’iniziale Kugelhupf, ovvero un dolce morbido, dall’impasto lievitato tre volte, lavorato a lungo per ottenere una pasta leggera ed omogenea, pieno d’uva di Corinto e di Smirne ed dalla particolare pasta gialla perché arricchito di zafferano…

galvani.it
Furono questi ultimi elementi esotici che suggerirono il nome del dolce, un nome che ricordava l’Oriente e gli scenari incantati de Le Mille e una notte: in omaggio al personaggio più amato, Alì Babà, Stanislao volle chiamare la sua creazione Babà.
E come tutte le fiabe che si rispettino questo è il lieto fine di re Stanislao, finalmente contento e felice”.

Dalla Lorena a Parigi il passo fu breve, preparato e distribuito dalla nota pasticceria di Sthorer. Nicolas Stohrer, pasticcere franco-polacco, fu il pasticcere di Maria Leszczyńska, figlia di Stanislao e moglie di Luigi XV ed operante nella reggia di Versailles. Al di là della fiaba che vi ho raccontato pare che il vero inventore del Babà sia lui e che in fase iniziale lo aromatizzasse con zafferano e bagnasse con vino di Malaga, l’usanza era servirlo con crema pasticcera, ribes e uva passa a volontà.
stohrer.fr

La pasticceria Stohrer fu aperta nel 1730 ed è il più antico negozio di Parigi, proclamato monumento storico nel 1984 e gestito ora da Pierre Liénard… per chi volesse farci un salto la trova al 51, Rue Montorgueil a Les Halles.

Più avanti, da un’idea di Jean Anthelme Brillat-Savarin (fine XIX sec.),i fratelli Julien perfezionarono la pasta del Babà con l’impiego di un maggior quantitativo di burro, l’eliminazione dell’uva passa, la nuova forma a ciambella, l’inzuppitura al rhum e la spennellata di confettura di albicocche divenendo a tutti gli effetti un nuovo, squisito, dolce: il Savarin.

E l’arrivo a Napoli?? La fine del XVIII sec. fu l’epoca che legò in maniera del tutto singolare Napoli e Parigi… Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando IV di Borbone e sorella di Maria Antonietta fu il personaggio chiave per l’arrivo del Babà, e non solo, a Napoli.
Maria Carolina nutriva non poca invidia verso la sorella, sposa del potente Re di Francia, tanto da giungere ad inviare continuamente emissari a Parigi per scoprire le ultime mode dei sarti e degli chef d’Oltralpe e non essere così da meno… a sua imitazione pare che tutta la nobiltà napoletana inviasse regolarmente i suoi cuochi a Parigi: è questo il periodo in cui Napoli si arricchisce di gattò, besciamella, gratin, sciu e di termini come monzù, storpiatura di monsieur termine con cui venivano chiamati questi cuochi talmente abili da riuscire ad unire la cucina francese e quella napoletana. Tra i monzù, o monsù, si distinsero, oltre ai napoletani, anche i cuochi abruzzesi e quelli siciliani… e proprio i monzù portarono a Napoli ‘o babbà ed ebbero la geniale idea della più famosa monoporzione a forma di cupola, a ricordo della Cupola della Cattedrale di Santa Sofia a Costantinopoli.
Il babà appare come dolce tipico napoletano nel primo manuale di cucina italiana dedicato a Maria Luigia di Parma.
 
Babà: browncookie.com
La superficie dorata, a balze, spugnosa, si era appena staccata dalla forma. Ricordava qualcosa a metà tra il turbante e la pagoda, architettura di cerchi concentrici e digradanti verso l'alto, di una consistenza nuova. Che rispondesse ai suoi desideri Stanislao lo capì subito. Ne saggiò l'elasticità al tatto, e si presentava soffice. Il senso di morbidezza e il profumo che emanava ne facevano un'assoluta novità. Anche senza averlo ancora assaggiato, sapeva di aver inventato un dolce che non aveva niente a che vedere con gli altri della sua terra e della sua epoca; un raro punto di equilibrio tra consistenza e leggerezza. Un po' come la sua vita” - Fabrizio Mangoni, La Fisiognomica del Cibo.



La ricetta? Nel prossimo post ;)

Il "mio" Babà

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La ricetta del Babà di cui vi ho raccontato la storia nel post precedente, mi fu regalata ben 20 anni fa dalla mia amica napoletana Rosaria… da allora l’ho fatto e rifatto e rifatto millemila volte migliorando, e di molto, nel tempo!!!



Io non so se quella da me ricevuta sia la ricetta autentica, ma di ciò nessuno può esser certo anzi, ritengo certo che in ogni casa di Napoli si sia convinti di possedere la vera ed unica ricetta… un po’ come per tutti i piatti tipici di ogni Regione. Nel dubbio io mi tengo stretto e continuerò a prepare sempre ‘o Babbà ‘e RosariaJ con qualche piccola variante in ordine al tipo di farina, alla quantità di lievito e alla lavorazione J

200g farina 00, 200g farina forte (tipo Manitoba), 6 uova, 125g burro, 2 cucchiai di zucchero, un pizzico di sale, 50g lievito di birra… nel tempo ho scoperto essere troppissimo assai!!! Ne bastano 15g di lievito di birra.

20 anni fa lavoravo l’impasto in una grossa ciotola, mescolando con un cucchiaione mentre oggi uso la planetaria con frusta K.
Fondere il burro, versarlo nella ciotola della planetaria ed incorporarvi il lievito sbriciolato. Lasciar riposare coperto per qualche minuto poi, in sequenza, aggiungere zucchero, uova, il pizzico di sale e la farina. Lavorare con la frusta K iniziando a bassa velocità fino a quando il composto sarà filamentoso e si “aggrapperà” alla frusta. Durante la lavorazione fermare un paio di volte la planetaria e raccogliere l’impasto che eventualmente rimane sulle pareti della ciotola. Montare il gancio e lavorare ancora, l’impasto deve incordare bene, ovvero di nuovo “aggrapparsi” alla frusta.



Fermare la macchina, impellicolare l’intera ciotola e lasciar lievitare fino a raddoppio. Dopo questa prima lievitazione montare di nuovo la ciotola sulla planetaria, lavorare brevemente a bassa velocità, impellicolare di nuovo e lasciar lievitare una seconda volta… Lavorare l’impasto una terza volta, sempre delicatamente, quindi disporlo in uno stampo a ciambella imburrato ed infarinato e lasciar lievitare un’ultima volta…
Quando sarà ben lievitato infornare a 190°/200° per circa 30 min… sempre ricordando che ogni forno ha caratteristiche diverse, regolarsi con la prova stecchino ed osservando la superficie del dolce che deve esse liscia e lucida.


Sformare, lasciar raffreddare su una gratella, sistemare a rovescio su un piatto da portata e… e bagnare nel modo preferito! Ovviamente la tradizione parla di Rhum e bagna al Rhum, oggi è di moda bagnare al Limoncello… io ho spesso dovuto bagnare il dolce con uno sciroppo di acqua e zucchero aromatizzato con spezie ed agrumi, senza alcol quindi per via dei miei figli che ne vanno pazzi!

Una volta bagnato si conserva in frigorifero e si serve con panna e frutta… io l’ho servito con gelato alla vaniglia J


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