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Gli Ingredienti Magici: il Bicarbonato di Sodio

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Il bicarbonato di sodio è una polvere bianca e fine composta da una miscela di sali alcalini, che provoca la lievitazione della pasta. In pratica è una base che reagisce con gli acidi per produrre anidride carbonica. Il bicarbonato di per sé NON È sufficiente per provocare la lievitazione, quindi non sostituisce il lievito nella preparazione di dolci e torte, ma aiuta il processo di lievitazione. Per svolgere questo “compito” necessita, appunto, di un acido: quindi si usa solo in presenza di un altro ingrediente acido, quali siero di latte, panna acida, aceto, succo di limone…
 
bicarbonato di sodio: nowiknow

L'uso del bicarbonato di sodio inizia verso la metà del XIX secolo, anche se era ben presente fin dall’antichità, rivoluzionando il modo di cucinare e le consuetudini di cucina. Grazie all'uso del bicarbonato si è potuto variare il modo di produrre pane e prodotti di pasticceria, utilizzando delle farine meno ricche di glutine. Il bicarbonato, ha altresì consentito di poter inserire, sia nel pane che nei dolci, ingredienti come noci, uvetta, formaggio...

Perché si usa quando ad un impasto si deve aggiungere della frutta? Semplicemente perché ne neutralizza l'acidità. Il bicarbonato viene generalmente unito agli alimenti secchi e, prima di inserirlo in un impasto, bisogna sempre setacciarlo per evitare che formi grumi e per far sì che si amalgami in modo uniforme. Se questo procedimento non dovesse essere realizzato correttamente, potrebbero formarsi delle macchie gialle di sapore sgradevole, ben visibili dopo aver cotto la preparazione. Quando nelle ricette si utilizza un ingrediente acido, la procedura vuole che il bicarbonato di sodio vada inserito prima di questo ingrediente. Inoltre deve essere inserito tra gli ingredienti di una ricetta appena prima di procedere alla cottura per evitare un'eccessiva perdita di anidride carbonica, indispensabile, invece, alla lievitazione. Da ricordare anche che il bicarbonato non va mai sciolto nel latte, nel burro o comunque in alimenti acidi liquidi (ad eccezione che nella Red Velvet in cui, invece, è necessario provocare la reazione chimica con l’acido dell’aceto per la buona riuscita del dolce originale).
 
baking soda: The-open-mind
Considerando che non ci sono controindicazioni, viste le esigue quantità d’uso potrebbe anche non esser necessario sostituirlo. Tuttavia può essere agevolmente sostituito da un’egual quantità di lievito e l’aggiunta di un pizzico di sale.

Il bicarbonato viene spesso aggiunto all'acqua di cottura di legumi e ortaggi poiché, nel primo caso, riduce il tempo di cottura e nel secondo aiuta a mantenere vivi i colori degli ortaggi. Per quanto riguarda la cottura di legumi, l'unica nota negativa dell'uso del bicarbonato è la notevole perdita dei valori nutritivi. Disciolto in acqua, il bicarbonato di sodio è ideale per lavare e disinfettare la frutta e la verdura.


Once upon a time... Iginio Massari!

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Il 16 marzo… un 16 marzo da ricordare, sicuramente uno dei giorni più soddisfacenti della mia vita… ho sempre considerato il numero 16 come il mio preferito per svariate ragioni ed anche stavolta non son rimasta delusa…

Perché? Perché l’altro ieri, 16 marzo, ero a Brescia con altri appassionati di cucina e pasticceria come me, per un incontro-corso con il Maestro Iginio Massari, e chi mi segue sa benissimo quanto io tenga a lui, alla sua competenza, alle sue indicazioni pasticciose che hanno contribuito a farmi salire da una pasticceria prettamente casalinga, a volte pressapochista, ad una pasticceria di maggior qualità, anche se solo per la mia famiglia e gli amici.

Era gennaio quando il fan club annunciò che il Maestro aveva detto “sì” ad un incontro-corso riservato ai membri del fan club e dal primo momento ho deciso che io ci sarei stata!

pronti per la cena!
E così lunedì mattina alle 8,00 ero in fila davanti alle porte dell’Auditorium della Camera di Commercio di Brescia in attesa di vivere una giornata memorabile… dopo una piacevolissima serata trascorsa al Fermento, locale del figlio di Iginio Massari in cui alcuni di noi si sono riuniti per socializzare e condividere le nostre esperienze culinarie, pasticciarie, massariane e non...


la meravigliosa meringata Massari

torta delle rose by Massari


l'attesa... si entra!
Credo di non saper raccontare tutte le emozioni vissute, anzi le uniche parole dette son quelle che ho postato nel gruppo fan FB e che mi son venute di getto mentre l’autobus mi conduceva all’aeroporto, sulla via del ritorno... ed è esclusivamente sulla base di quelle mie prime parole che vi racconterò la mia esperienza, riservando per me alcune emozioni più profonde e raccontandovi in futuri post e future ricette qualche chicca rubata a questa giornata.



Il corso è finito... ho riso, mi sono commossa, ho conosciuto un professionista unico, come unica è la sua famiglia, ho visto con i miei occhi che vuol dire amare la cucina, ho toccato con mano quella piccola grande Italia delle Eccellenze di cui i media non fanno menzione... mi sono emozionata con i Campioni del Mondo ed ho avuto il cuore gonfio nel veder preparare e manipolare la materia prima con attenzione e passione... esco arricchita di tanti piccoli particolari che fanno la differenza! Era quel che mi aspettavo, era quel che volevo, è stata la conferma della mia passione e delle mie potenzialità. Questa esperienza vale tutto il sacrificio fatto”.

Ho riso perché il Maestro ci ha ampiamente dispensato perle di saggezza e battute… ho riso perché l’organizzatore, infaticabile Fausto Morabito, ha allietato tutta la giornata con i suoi interventi esilaranti, a volte tormentosi(e qui ci vuole: povero Boccia!!)
 
arriva il Maestro
Mi sono commossa quando Massari ha spiegato il profondo simbolismo della Torta Nuziale e le lacrime son scappate anche davanti ai Campioni del Mondo di Pasticceria, che abbiamo accolto con una standing ovation ed un tifo pari solo a quello per l’Italia dei Mondiali di Calcio!

i Campioni del Mondo
Unico come personae come professionista lui, Massari, un uomo che si è fatto da solo, con il senso di responsabilità che contraddistingue gli uomini “di una volta”, con lo spirito di sacrificio che tutt’oggi lo porta ad alzarsi alle 3,00 per produrre qualità e gioia del palato, un uomo con una grande cultura non solo in materia di zucchero e uova, ma conoscitore profondo di storie e storia, chimica degli alimenti, ingegneria del gusto… ed innumerevoli altri particolari come l’uscire lui stesso dal retrobottega della sua Pasticceria per sparecchiare e pulire i tavoli… non da ultima l’emozione che ho provato guardando la sua famiglia, tutti lì, tutti impegnati per noi, per metterci a nostro agio… dalla moglie, impeccabile signora Marì, che ci ha voluto tutti suoi ospiti accogliendoci con la coccola della colazione a base di brioscine Massari e Coffee Break disponibile e gratuito in ogni momento della giornata, alla figlia Debora che agisce dietro le quinte, schiva e riservata, ma che è l’anima della versione virtuale e social di papà Iginio, della Pasticceria Veneto e del fan club… ed i nipotini che si son prestati alla consegna dei piccoli riconoscimenti che abbiamo voluto presentare al Maestro e ai Campioni del Mondo…
 
i miei appunti
Ho visto con i miei occhi che vuol dire amare la cucina… quella cucina che amo, non solo pasticceria, e che è fatta di conoscenza degli ingredienti, di idee, di tradizione ed innovazione fuse in un tutt’uno armonico perché, come diceva Massari: “tradizione vuol dire tramandare, ma se non c’è innovazione la società resta piatta… proporre un dolce rinnovato è quasi un dovere del progresso, ma dobbiamo comunque rimanere nel dolce”.
 
col Maestro!!
Ho toccato con mano quella piccola grande Italia delle Eccellenze di cui i media non fanno menzione… in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo tutti non è possibile che NESSUNO, istituzioni e media (volutamente in minuscolo) si curi delle vere Eccellenze Italiane, quei personaggi, quelle situazioni, quegli eventi che ancora ci fanno grandi nel Mondo, ad iniziare dal piccolo artigiano per finire col piccolo/medio imprenditore che gli ultimi governi (minuscolo) hanno contribuito ad affondare, non comprendendo che la grande Italia, quella con la I maiuscola, si regge su questi, su quel che sappiamo e possiamo fare, su ciò che mostriamo davvero… come la Vittoria alla Coupe du Monde de Patisserie della quale nessun giornale o TG ha dato notizia, se non quelli di categoria che vengono seguiti quasi solo da professionisti del settore.
 
l'Italia ha vinto i campionati su tutti i fronti, questa è solo una delle creazioni del Dream Team: dissapore.com

Mi sono emozionata con i Campioni del Mondo… ed è anche ora che io li nomini: Emmanuele Forcone, il capitano, orgoglio d’Abruzzo, che insieme a Fabrizio Donatone e Francesco Boccia, allenati dal Maestro Massari, mi hanno reso orgogliosa ancora una volta di essere italiana e mi hanno rubato qualche lacrima durante la visione, del tutto fuori programma, di un video che racconta tutti i sacrifici fatti per arrivare sul podio che li ha incoronati Migliori Pasticcieri del Mondo! E proprio loro Massari ha voluto quali assistenti d’eccezione per la giornata vissuta lunedì… proprio attraverso loro ho avuto il cuore gonfio nel veder preparare e manipolare la materia prima con attenzione e passione… nessuno spreco, pulizia ovunque, immediata, collaborazione a 360°… e che dire, li voglio inserire qui, dei ragazzi di Cast Alimenti, che dietro le quinte si son spesi durante tutto il giorno per pulire teglie, anelli, ciotole, spatole, inventariare e preparare gli ingredienti che occorrevano ai Maestri nell’esecuzione dei dolci previsti da programma? Straordinari tutti!!

una delle creazioni del corso
Straordinarie anche le apparizioni: Carla Icardi di Italian Gourmet,
Vittorio Santoro direttore generale di Cast Alimenti, Giuseppe Maffioli, chef del Carlo Magno di Brescia che per noi ha allestito il catering “salato” del pranzo, Alessandro Servida grande e giovane pasticcere innovativo.
 
altra creazione del corso
Esco arricchita di tanti piccoli particolari che fanno la differenza! E questi sono quei piccoli particolari che, lo prometto, racconterò mano mano, pezzetti di vita, trucchetti da pasticciere, piccoli consigli che Massari ha elargito durante tutto il corso e che certo applicherò ovunque coglierò l’occasione, anche non strettamente nell’esecuzione delle ricette che ci ha regalato, che ha eseguito davanti a noi, che ci ha lasciato assaggiare facendoci provare un angolo di paradiso zuccherino…

Voglio concludere ripetendo ancora che… era quel che mi aspettavo, era quel che volevo, è stata la conferma della mia passione e delle mie potenzialità. Questa esperienza vale tutto il sacrificio fattoJ
la scultura di zucchero che ha contribuito alla Vittoria italiana a Lione: gazzagolosa 

Le parole ora non bastano più… d’altra parte di fiabe e sogni non sempre tutto si può svelare perché custoditi in quell’isola che non c’è che, volando come novelli Peter Pan, troviamo sempre lì, alla seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino

Frolla Riso-Mais

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Arricchisco la mia collezione di Frolle con questa frolla senza glutine… la ricetta è tratta dalla pagina FB di Luca Montersino a cui ho portato una piccolissima variante, l’aggiunta di nocciole in granella.
Ho diviso la ricetta per 4 (i Maestri Pasticceri scrivono sempre gli ingredienti in quantità industriali :D )



250g farina di riso, 150g farina di mais fumetto, 200g burro, 225g zucchero a velo, 3g lievito chimico, 125g tuorli, 20g latte intero, 50g granella di nocciole.

Lavorare il burro ammorbidito con lo zucchero a velo. Mescolare farina di riso, di mais e lievito… ormai ci ho preso il vizio e quindi setaccio tutto, anche questo tipo di farine.
Aggiungere al burro i tuorli, il latte, le farine e la granella.
Impastare fino ad ottenere un composto omogeneo (non verrà troppo liscio per via della granella), impellicolare e porre in frigo a riposare per 2/3 ore prima dell’utilizzo.



Io ne ho fatto una crostata con confettura di fichi (e le righe storte perché mi ostino a farle a mano) e dei biscottini che ho regalato alla mia amica Paola J 

foto di Paola per ...di marzapane...

Ovviamente se questa ricetta dovessero provarla gli amici celiaci, si sa, dovranno usare tutti ingredienti permessi secondo il Prontuario… anche se recentemente il Maestro Massari ha spiegato che nonostante l'uso di prodotti senza glutine, dobbiamo sempre ribadire che un prodotto Gluten Free non è detto che sia adatto al celiaco, anzi, non lo è a causa delle continue contaminazioni comunque presenti in casa così come nei laboratori artigianali L in pratica non bastano pulizia e disinfezione per realizzare un dolcetto alle mie amiche L


Per la cottura ho prescaldato il forno a 180° e cotto per 35min la crostata e 10min i biscotti… oh, glutine sì, glutine no, sta frolla alla fine è proprio buona!

Gli Ingredienti Magici: le Farine di Mais

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huffingtonpost
Il mais è una pianta relativamente nota prima dell’arrivo di Colombo e già coltivata in tutta l'America Centrale, soprattutto da parte dei Maya che ne utilizzavano i chicchi secchi o lessati e che per primi realizzarono la farina, cuocendola proprio come si fa oggi con la polenta. Costituiva la base dell'alimentazione Maya ed era coltivato non solo nei campi ma anche nelle valli e sui versanti rocciosi. Veniva preparato e consumato in molti modi diversi, addirittura come bevanda calda. Essenziale alla sopravvivenza delle civiltà mesoamericane, il mais aveva un ruolo di primo piano anche nella mitologia, nella religione e nelle cerimonie rituali. Gli Atzechi, i Maya e gli Incas conferivano all'imperatore Montezuma migliaia di tonnellate di mais. Non a caso il quarto dei diciotto mesi dell'antico calendario atzeco viene consacrato proprio al mais.

dio del Mais
Antichi riti propiziatori testimoniano l'importanza che aveva nelle abitudini alimentari di quegli antichi popoli, ai quali nel corso dei secoli si affiancarono le tribù del Nord e Sud America, come anche i cileni, gli argentini e le popolazioni caraibiche. A Colombo spetta il primato della sua importazione in Europa, dove venne chiamato anche "granturco". Nel 1525 il suo uso era diffuso in Spagna ed in Portogallo. In Italia fu prima la Campania ad adottare questo tipo di coltivazione, poi seguita da Veneto ed Emilia.

Il mais entrò nella tradizione alimentare italiana dando vita a quella che si usa definire "la civiltà della polenta". Il mais, nella tradizione contadina di un tempo non lontano, rappresentava non solo un prezioso alimento, ma anche nelle sue parti di scarto l’elemento della magra economia agreste.

L’assenza di glutine nel mais lo rende alimento perfetto per chi, sempre più spesso, soffre di celiachia.
La Farina di Mais è la comune farina gialla da polenta. Si ricava dalla macinazione del mais normale e separata dal germe mediante setacciatura. È detta abburattata quando si macina tutto il granturco e si separa solo la crusca. La vitrea, o semola o fioretto è quella macinata a grana grossa.


Farina di mais BRAMATA: deriva dalla macinazione del mais e viene comunemente usata per la polenta. Si trova anche precotta, il che abbrevia i tempi di preparazione.
Farina di mais FIORETTO: è un prodotto semoloso più fine della farina bramata.
Farina di mais FUMETTO: è una farina sottilissima, che viene usata di solito per la pasticceria o per l'alimentazione dell'infanzia.
Farina di mais INTEGRALE: come la farina integrale di grano o di riso, contiene una certa percentuale di crusca. Può essere mescolata, in piccole quantità, alla farina di mais bramata o fioretto per la preparazione di polente.

Farina di mais BIANCA: è tradizionale del Veneto, dove si usa per la polenta bianca. Può essere impiegata anche per preparare dolci e pane. Attualmente si trova in commercio la farina di mais bianca Arepas. È una farina di mais bianca, di origine venezuelana, senza glutine, a basso contenuto proteico e ricca di vitamine. È ideale per la preparazione di arepas, tortillas, pane misto, pizzette, pastellas e altri piatti tipici della tradizione sudamericana.




Per l’acquisto online di farine di mais di non facile reperibilità (come la fumetto) visitate questi siti: www.tibiona.it e www.agrariaelgaucho.it.

Tarallini allo zucchero di canna e finocchietto

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Riprendendo la tradizione dei taralli di San Biagio descritta qui, tempo fa realizzai al volo questi biscottini…


 Tarallini allo zucchero di canna e finocchietto

500g farina 0, 200g uova, 80g olio evo, 120g zucchero di canna moscovado, 10g semi di finocchietto, 1 cucchiaino di lievito per dolci, ½ cucchiaino di bicarbonato di sodio.



Impastare le farine, setacciate con il lievito ed il bicarbonato, con tutti gli altri ingredienti fino ad ottenere un impasto omogeneo… io ho lavorato con la planetaria a vel. media e gancio impastatore fino a che l'impasto è risultato liscio e leggermente appiccicoso (non troppo eh)!!
Dividere l’impasto in 5 parti uguali e formare dei salami della lunghezza di 15cm… io li ho fatti più piccoli. Rotolarli nello zucchero di canna e chiuderli a tarallo. Infornare a 180° per circa 30 minuti…




Dall'aspetto grezzo e rude questi biscottini hanno riscosso un buon successo a scuola, assaggino per tutte le colleghe J


Di tutto un po'

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Ogni tanto ricorro allo stratagemma del postare tutto insieme quel che ritengo di facile realizzazione e così recupero taaaanti post mai scritti e caduti nel dimenticatoio…
Tranne che per la torta di compleanno di mio figlio, in questo post lascio qualche idea per dolcetti dell’ultimo minuto, preparazioni veloci che spesso ho fatto con “avanzi” e ritagli di altre preparazioni più elaborate, piccoli pasticci realizzabili anche da chi non è che proprio si diletti...

Procediamo in ordine cronologico…

7 dicembre
Mio figlio ha compiuto 20 anni, nessuna festa particolare, un ottimo pranzetto in famiglia a casa degli zii ed una tortina secondo i suoi gusti: Steffanina al Cacao con Crema Stracciatella, decorazione in panna spatolata a cucchiaio e scritta con Caramello Salato



26 dicembre
Tranquillo pomeriggio (post bagordi natalizi) a casa della mia migliore amica, una pizza e… e una banana!!! Una banana, un goccio di rhum e un pizzico di zucchero di canna… tagliare la banana a metà, sciogliere un pochino di burro in una padella andi-aderente e cospargere di zucchero di canna, adagiare le metà della banana in padella dalla parte del taglio, lasciar caramellare e bagnare la banana sulla parte superiore con un po’ del burro fuso zuccherato.
Dopo un paio di minuti bagnare con un po’ di rhum e flambare (quando flambate abbiate cura di non avere la cappa accesa)… et voilà servire! Potrebbe bastare così, ma avevamo un po’ di cioccolato ed un po’ di panna e, prima di cuocere le banane, ho preparato una ganache velocissima al 50/50 :P slurposissime!



10 febbraio

Cioccolato fondente avanzato dopo esser stato usato per realizzare delle note, stazionava nel pentolino del bagnomaria e naturalmente non potevo sprecarlo!!! Occorrono un foglio di carta forno, un cucchiaio ed un po’ di destrezza… prendere una cucchiaiata di cioccolato fuso e poi intiepidito, in modo che non sia troppo fluido, colarlo sulla carta forno e col dorso del cucchiaio modellare i dischi tutti uguali e non troppo sottili.
Una volta che il cioccolato si sarà rappreso raffreddandosi staccarlo dalla carta e comporre i dolcetti con Panna Special e cocco rapè.
Il cioccolato andrebbe temperato in modo da restare lucido, ma ne parleremo un’altra volta!!





14 febbraio
San Valentino, nulla di programmato, ma mentre preparavo il pranzo, mi son detta che non potevo lasciare i miei amori senza dolcetto… ho sempre un pds di scorta in freezer… e così, con un coppapasta a cuore ho "tagliato" il pds, bagnato con uno sciroppo di zucchero molto fluido aromatizzato con un goccio di amaretto, un po’ di panna montata arricchita con yogurt greco, fragole e kiwi tagliati ad hoc anche San Valentino ha il suo dolcetto speciale ;)









Prossimamente: la prossima settimana festeggeremo la Santa Pasqua e qui si replicherà la tradizione: Pizza di Pasqua al formaggio e Pan di Spagna come base della torta pasquale che deciderò di preparare… e alla quale già inizio a pensare ;)






Gli Ingredienti Magici: il Lievito Madre

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il mio LM quando aveva 4 mesi di vita
Del Lievito Madre avevo già parlato qui, ma oggi aggiungiamo qualcosa in più...
Il Lievito Madre, o Pasta Madre, o Pasta Acida, è la madre di tutti i lieviti. Anticamente il suo uso era l’unico metodo noto per la panificazione, anche se il metodo più utilizzato dalle nonne non era quello oggi in voga del “rinfresco”, bensì quello della pasta di riporto, ovvero lasciar da parte, ogni volta che si panificava, una quantità di impasto grossa come un pugno e sufficiente ad impastare una successiva volta, questa “madre” permetteva al successivo impasto di lievitare in una madia, al riparo da correnti d’aria e sbalzi di temperatura. Il Lievito Madre è stato recentemente riscoperto grazie alla visibilità televisiva di questo o quel “panificatore”.
Come si compone e perché avviene la lievitazione? Normalmente viviamo circondati da batteri e funghi ed un impasto di farina ed acqua è il luogo ideale per la fermentazione di questi microorganismi elementari che, cibandosi del composto, trasformano gli zuccheri in amidi ed in acido lattico, responsabile dell’acidificazione dell’impasto, da cui il nome di Pasta Acida. Nella lievitazione naturale avvengono allora due tipi di fermentazione: quella alcolica e quella acida, la seconda delle quali conferisce al prodotto lievitato gusto e aroma particolari.
Perché molti preferiscono il Lievito Madre al Lievito di Birra?
Innanzitutto in presenza di intolleranze ai lieviti il Lievito Madre è senz’altro il migliore da utilizzare, in secondo luogo la maggiore acidità del pane permetterà di conservare, ad es. il pane, più a lungo; l’alveolatura del prodotto lievitato con LM è più omogenea ed è dovuta ad una fermentazione più lenta; il sapore e l’odore sono leggermente acidi; il prodotto ha una maggiore digeribilità; non da ultimo il LM opera una riduzione dell’indice glicemico nel prodotto finito.
La preparazione del LM è, allo stesso tempo, semplice e delicata, perché in fondo si impastano solo farina ed acqua, ma occorrono molta cura e pazienza per ottenere buoni risultati… non è il caso che io mi fermi ad illustrare cosa avviene a livello chimico nelle varie fasi di formazione del LM, o della cottura del prodotto fatto con LM.

Il LM, abbiamo detto, si ottiene a partire da farina e acqua, seppure gli esperti della panificazione consigliano talvolta, per accelerare la produzione dello stesso, l’aggiunta di una piccola quantità di purea di frutta, o yogurt, o miele. Sarebbe ovviamente meglio utilizzare il metodo più naturale, cioè impastare acqua e farina e aspettare il naturale processo di maturazione del LM.

Per preparare il LM occorre far attenzione innanzitutto all’igiene, quindi massima pulizia degli utensili, dei contenitori e di tutto ciò possa venire a contatto con il nostro Lievito. Fattori molto importanti sono anche il tipo e la qualità della farina utilizzata per produrlo, se si ha intenzione di non rinfrescare il LM tutti i giorni e si protende per la conservazione in frigo di max 5gg sarebbe opportuno usare una farina 0 e poi sempre la stessa per i rinfreschi. Non meno importanti sono acqua e temperatura, ma in casa è difficile controllare completamente questi fattori, per cui se vogliamo produrre il nostro LM, useremo l’acqua che solitamente utilizziamo per bere e cercheremo di tenere una temperatura ambiente intorno ai 23/24° sia per il rinfresco del LM, sia per la lievitazione degli impasti. Altro fattore importante è il contenitore per la conservazione del LM, i materiali migliori sono vetro, porcellana e ceramica, in forma di contenitori con tappo a chiusura ermetica.

Per preparare il nostro LM impariamo da Sara Papa e per i rinfreschi da Adriano Continisio.

Per 300g di LM: 200g di farina 0 o 1 (preferibilmente macinata a pietra), 100g di acqua. Impastare farina e acqua fino a ottenere un impasto non appiccicoso. Formare una palla e lasciar riposare in un contenitore di vetro, coperto con un telo umido, in un luogo riparato per circa 48 ore o finché non si vedrà la pasta lievitare. Il tempo di lievitazione dipende dal tipo di farina utilizzata e dalla temperatura dell’ambiente. Trascorso questo tempo, procedete con una serie di rinfreschi, aggiungendo più volte al lievito già fatto farina e acqua

I rinfreschi: 200g di LM, 220g farina, 110g acqua à evitiamo di rinfrescare a mano. Il LM va sciolto completamente e ossigenato; usiamo quindi una planetaria o una ciotola ed un comune frullino elettrico a bassa velocità.
Spezzettare il LM nella ciotola dell’impastatrice, evitando di compattarlo con le mani, montare la frusta K ed azionare la macchina a vel. media fino a completo scioglimento. Unire la farina setacciata e lasciar andare al minimo fino a completa idratazione. Montare il gancio ed impastare a bassa velocità fino ad ottenere una massa semiliscia. Formare una palla e   praticare un taglio a croce profondo scendendo con la lama di 1/3.Divaricare leggermente il taglio e porre il LM nel recipiente per la fermentazione, sigillare con pellicola e tenere il contenitore a 23 – 24°.  Il LM è maturo quando ha triplicato il volume.

Per l’utilizzo del LM, una volta triplicato prelevare la quantità di LM occorrente, il resto della Pasta va sgonfiato, riformato a palla, rimesso nel contenitore a chiusura ermetica e conservato in frigo per max 5gg dopodiché va comunque rinfrescato.

Nel momento in cui rinfreschiamo il nostro LM, per non trovarsi dopo qualche tempo con una quantità eccessiva di lievito, è consigliabile eliminare il LM che avanza dal rinfresco, ad es. se ho 400g di LM, ne rinfrescherò solo 200g, gli altri 200g sono l’avanzo. Visto che non si butta via nulla, si può usare l’avanzo di LM aggiungendolo all’impasto del pane o della pizza che dovrebbero lievitare con LDB, o facendone simil crackers o simil grissini come descrivevo qui.



Dal primo impasto per LM e dopo le prime 48h, bisogna procedere con rinfreschi giornalieri per circa 20 giorni, o fino a quando il lievito arriverà a raddoppiare/triplicare in 3/4 ore. A questo punto il LM è pronto!

Le ricette? Sparse in rete ne troviamo quante vogliamo… mi riprometto però di postarne alcune anche io!! Buon Lievito Madre a tutti J


Giada's 18th B-Day Cake

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Photo-post con le fotografie della torta preparata per i 18 anni di Giada ed i 14 anni della sua sorellina Aurora.

Una classica torta millefoglie farcita con crema al latte alla vaniglia e crema al cioccolato, arricchita con meringhette e decorata con panna, particolari in pasta di zucchero e contorno di biscottini :P

Son passati due mesi, ma il profumo ed il sapore di questa torta ancora “parlano“ J e ancora Tanti Auguri a Giada ed Aurora!!!



Gli Ingredienti Magici: la Panna

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LA PANNA DI LATTE

La panna è un derivato del latte con elevato contenuto di grassi e si ottiene dal latte attraverso un processo di centrifugazione che separa il grasso dal resto del liquido.
Esistono essenzialmente due tipi di panna derivati dal latte: da cucina e da montare.

La panna da cucinaè quella meno calorica, con un contenuto di grassi dal 21 al 25% e, come per il latte, la sua conservazione è legata al processo industriale usato per produrla (pastorizzazione o sterilizzazione).
La panna da montareè più calorica perché ha un maggior contenuto di grassi (35-36%) e perché, a volte, si trova già zuccherata. La panna da montare è più liquida rispetto a quella da cucina, ma nell’operazione di montatura incorpora l'aria permettendo di ottenere un prodotto finale denso e spumoso. Se la panna è di qualità (e senza zucchero), è un cibo che può essere inserito senza problemi nell'alimentazione.
La panna di latte fresca ha subito una pastorizzazione, cioè è stata riscaldata ad una certa temperatura per un certo tempo. La pastorizzazione tuttavia non riesce a sterilizzare completamente la panna, per cui il prodotto che si trova nel banco frigo dei supermercati, mantenuto refrigerato, dura circa una settimana. Più è alta la temperatura di pastorizzazione più è lunga la vita del prodotto, ma a scapito della velocità di montatura… cioè più alta sarà stata la temperatura di pastorizzazione, più tempo impiegherà a montare, è il caso della panna da montare del tipo UHT.
Spesso alla panna viene aggiunta la carragenina, uno stabilizzante dell’emulsione tra acqua e grasso.

La differenza tra i due tipi di panna derivanti dal latte, sta proprio nella differente percentuale di grassi: la panna da cucina non può essere montata perché contiene pochi grassi, quindi non è adatta ai dolci. È possibile però il contrario, cioè utilizzare la panna fresca (non zuccherata) al posto di quella da cucina.

Vuoi montare la panna in maniera very special? Clicca qui ;)

LA PANNA VEGETALE

Si pone un problema con la panna di latte, infatti derivando dalla componente grassa di quest’ultimo, la panna è ricca di colesterolo… A causa di questo “inconveniente”, durante gli ultimi due secoli furono inventati ed immessi sul mercato prodotti a base di oli vegetali, parzialmente idrogenati, che avrebbero voluto richiamare il gusto della panna minimizzando l'apporto di colesterolo. La risultante però non varia di molto quanto a contenuto di grassi, e quindi all'apporto calorico, e il processo di parziale idrogenazione a cui sono sottoposti gli oli vegetali rende questi prodotti sostitutivi decisamente nocivi per la salute.

Sto parlando della PANNA VEGETALE (tipo Hoplà per capirci), che sarebbe meglio chiamare Crema Vegetale perché, essendo appunto vegetale, NON È PANNA!!! Questo è un prodotto nato dalla demonizzazione dei cibi di origine animale. Molti sono infatti convinti che “vegetale” sia sinonimo di “buono, salutare”… ma non è così! La Crema Vegetale si ottiene esclusivamente con procedimenti chimici da oli raffinati. Per poter essere montata e avere una consistenza simile alla panna vera deve essere addizionata di grassi, e i grassi sono solitamente quelli idrogenati. A volte il prodotto si ottiene dal solo frazionamento degli oli utilizzati, ma molto più spesso si utilizza il processo di idrogenazione, dannoso… quindi la Crema Vegetale non è un prodotto genuino.
La convinzione la Crema Vegetale sia più leggera rispetto alla panna vera, è falsa e nasce da un condizionamento psicologico: per quanto riguarda le calorie entrambi i prodotti fanno registrare un 250/330 kcal per 100g! La vegetale però non contiene colesterolo, certo, è vero, ma il colesterolo non è di per sé dannoso (dannoso è abusare di cibi ricchi di colesterolo), dannoso invece è che la Crema Vegetale è ricca di grassi trans e di grassi saturi che hanno il potere di innalzare i livelli di colesterolo nel sangue!

Riporto dal blog di Bressanini: “Purtroppo molti Chef la utilizzano perché dà morbidezza ai dolci; quando parlate con un cuoco, provate a sondare l'uso di panna vegetale, magari fingendo un apprezzamento (Ma non conviene usare panna vegetale che rende più morbida la crema?): se la risposta è positiva, avete di fronte chi non ha la minima attenzione nel coniugare cucina e salute. Leggo per esempio da una pagina in rete: In cucina ha gli stessi usi di quella tradizionale, senza le controindicazioni classiche. DEPRIMENTE!”
Le Creme Vegetali accettabili sono quelle biologiche (a base di soia) riconoscibili leggendo l’etichetta in cui non deve comparire la dicitura “oli vegetali”, o “grassi vegetali".

…se si decide per l’utilizzo della Crema Vegetale al posto della panna vera, magari per intolleranze al lattosio o per limitare il colesterolo o i grassi, o perché si seguono regimi alimentari vegetariani o vegan, si dovrebbero tenere ben presenti queste avvertenze. Ovviamente il buon senso sta bene ovunque e se capita qualche rara volta di usare dei grassi idrogenati non succede niente… però all’assaggio esce, sempre e comunque, vincente la panna fresca, la panna vera derivante dal latte… l’unica controindicazione? La linea J



La Torta "BIANCOMANGIARE"

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Questa torta sublime è una di quelle imparate al Corso-Raduno con il Maestro Massari. A dir la verità prima di quel 16 marzo avevo sentito parlare sì del Biancomangiare, ma non mi aveva mai messo alcuna curiosità, chissà perché? Massari però possiede la naturale dote di stregare con le sue spiegazioni, gli aneddoti, le particolarità e così son rimasta stregata anche da questo dolce (come da tutto durante quella memorabile giornata)!


Cerchiamo di capire le origini di questo… dolce? salato? piatto? pietanza? Eh sì, eh! Perché qui ne faremo una torta, ma in realtà nella storia, a partire dal Medioevo non è esistito IL Biancomangiare, ma I Biancomangiare. Particolarità del piatto era il colore, il bianco, simbolo di purezza ed il cibo bianco era destinato solo ai nobili.
Il colore e, conseguentemente il nome, provenivano dal colore naturale degli ingredienti, generalmente pollo, riso, zucchero, latte, mandorle, lardo, zenzero.
Probabilmente nato in Francia, se non addirittura di provenienza araba, si diffuse in Italia grazie a Matilde di Canossa (XI sec.). Matilde di Canossa aveva partecipato attivamente alle lotte tra Impero e Papato ed agì da protagonista nei rapporti tra Papa Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV (lotta per le investiture). L’imperatore scomunicato ottenne il perdono del Papa per intercessione di Matilde. La rappacificazione fu sugellata da un sontuoso banchetto di venti portate, ma la ricetta che stupì i commensali quanto a raffinatezza fu il Biancomangiare nel quale erano stati ben combinati tutti gli ingredienti sopra nominati (tranne lo zenzero forse).

In effetti il Biancomangiare sarà a lungo una ricetta con petto di pollo, lo testimoniano anche antichi ricettari fin dal XIV sec., ricettari che riportano anche una versione magra adatta alla Quaresima, ovvero senza lardo e senza pollo, sostituiti da mandorle, pesce bianco e porri.
Più avanti il lardo sarà sostituito del tutto con brodo di cappone, mollica di pane bianco, acqua rosata, agresto e zenzero. Altre varianti si incontrano in numerosi ricettari fino ai trattati seicenteschi, da cui si comprende bene come il Biancomangiare fosse più una minestra, una zuppa o un secondo piatto, certo non un dolce…
La ricetta più nota venne proposta da Carême (il re dei cuochi, già nominato qui) che elaborò una gelatina fatta con latte di mandorle dolcificato, quindi la versione più vicina al Biancomangiare da noi conosciuto.

Oggi il Biancomangiare è sostanzialmente preparato in due versioni a seconda della regione: in Sicilia ed in Sardegna con latte di mandorla, in Val d’Aosta con latte vaccino.
Il più famoso è quello siciliano preparato con mandorle, zucchero, amido, scorza di limone e cannella. L’idea di utilizzare il Biancomangiare come ripieno per dolci risale al secolo scorso, come racconta Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo.
Se volessi potrei scrivere per pagine e pagine di aneddoti, tradizioni, varianti ed utilizzi vari, perché la mia ricerca sulle origini del dolce è stata profonda, lunga e proficua, ma la gola chiama… ed è ora di imbastire il dolce J

TORTA BIANCOMANGIARE

Il Maestro Massari ha realizzato questa torta con una base dacquoise, che altro non è, al di là dell’altisonante nome, che un amaretto morbido, un dolce di base alla mandorla… io ho osato variare ed ho realizzato una base Angel Cake alla mandorla perché, reduce da altre preparazioni, avevo tantissimo albume da smaltire… ed ovviamente scriverò come io ho scelto di realizzare la ricetta!



La ricetta della Angel Cake è qui... l’unica differenza è averla preparata senza buco in una teglia d’alluminio da 26cm.



GELATINA DI ARANCIA-FRAGOLA– 350g fragole, 150g di succo d’arancia fresco, 130g di zucchero, 10g zenzero fresco, 9g di gelatina in fogli.
Frullare le fragole ed unirle al succo d’arancia in un pentolino con lo zucchero. Mentre il composto si scalda grattugiarvi lo zenzero. Portare ad ebollizione e far bollire qualche minuto. Idratare la gelatina per una decina di minuti, dopodiché scioglierla in un po’ di composto ancora caldo, quindi aggiungerla al resto del composto mescolando bene. Colare la “gelatina” di arancia e fragola su carta da forno bagnata e strizzata (o leggermente unta con pochissimo olio leggero (mais)… questo perché non ho stampi adatti per forme in gelatina… comunque dovevo ricavare un “disco” di gelatina quindi sulla carta da forno ho sistemato un anello per dolci poco più piccolo del diametro della Angel Cake. Porre in frigo a rassodare. Tenere da parte la gelatina che avanza, ma non in frigo.



CREMA BIANCOMANGIARE– 500ml latte di mandorla, 30g amido di mais, 30g amido di riso, 30g zucchero, 1 bacca di vaniglia, 150g cioccolato bianco, 6g gelatina in fogli, 250g panna montata.
Mescolare amidi, zucchero e latte e passare al setaccio, unire i semini di una bacca di vaniglia. Versare il composto in un pentolino e cuocere a fiamma bassa per una decina di minuti mescolando continuamente. Quando la crema si sarà addensata allontanare dal fuoco. Sempre mescolando aggiungere il cioccolato bianco spezzettato grossolanamente. Idratare la gelatina per una decina di minuti, dopodiché scioglierla in un po’ di latte di mandorla tenuto da parte (bastano 50g) ed unirla alla crema. Far raffreddare coprendo con pellicola a contatto, non occorre tenere in frigo. Unire la panna montata solo quando la crema sarà completamente raffreddata… non ho usato la crema insegnataci dal Maestro al corso, perché temevo di “sprecare” il marzapane se non mi fosse venuta bene L Massari infatti realizza questa crema non con il latte di mandorla, ma col marzapane.



Bene, si può montare il dolce! Tagliare l’Angel Cake in 3 strati ed aiutarsi con un anello per dolci da 25/26cm di diametro per la composizione… procedere così: base Angel Cake, gelatina arancia/fragola ancora tiepida (quindi non rassodata), crema biancomangiare, poi di nuovo base Angel Cake, gelatina arancia/fragola, crema biancomangiare… se la crema e la gelatina saranno finiti fermarsi qui… a me è venuto un altro strato con base Angel Cake e crema… ho pareggiato la superficie della crema ed ho adagiato su di essa il disco di gelatina preparato in precedenza.

A piacere decorare con frutta fresca… io ho “coperto” con panna montata, giocato un po’ con sac à poche, arricchito con fragole gelatinate una ad una… e con cuoricini di cioccolato bianco non temperato!




Io non sono molto obiettiva J…ma dicono che fosse molto buona!!!


Ciambella “mille profumi”

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Velocissimamente ciambella!!!


Sulla base della ciambella all'acqua (qui):
4 uova medie a temp. amb., 200g di zucchero di canna moscovado, 300g di farina 00, 50g di farina di mandorle, 1 bicchiere d’olio di semi di mais, 1 bicchiere d’acqua, scorza grattata di un limone, 10g di lievito per dolci… 1 mela renetta tagliata a fette che dovranno macerate 15/20 min. con alchermes, amaretto, gocce di limone, cannella, anice stellato e zucchero di canna.



Prescaldare il forno a 160°. Imburrare ed infarinare uno stampo da ciambellone. Preparare la mela e lasciarla macerare 15/20 min.
Montare le uova intere con lo zucchero e la scorza di limone per una decina di minuti. Intanto scolare le mele dal liquido di macerazione, che può essere conservato ed eventualmente essere aggiunto all’impasto.


Versare a filo l’olio diminuendo la velocità del mixer al minimo, di seguito versare a filo l’acqua (eventualmente mescolata metà/metà col liquido di macerazione delle mele), poi aggiungere la farina setacciata e mescolata alla farina di mandorle, da ultimo unire il lievito (setacciarlo sempre). Versare nello stampo, mettere le fette di mela sulla superficie con la parte del taglio leggermente immersa nell’impasto, spolverizzare con zucchero di canna. Infornare per un’ora.


Sfornare e lasciar raffreddare il ciambellone su una gratella… quando sarà freddo si potrebbe spolverizzare con zucchero a velo… io non lo faccio :P

Buona, morbida e… PROFUMATISSIMA!!!

Gli Ingredienti Magici: l'Olio di Palma

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INTRODUZIONE
Nei prodotti confezionati, anche in quelli vegetali biologici, si trovano solitamente dei grassi aggiunti. Questi grassi sono appunto "grassi", cioè solidi o tendenti al solido, perché sono il tipo di grasso ideale per la cottura, oltre che economici. Bisogna però tenere presente che tutti i grassi "solidi" sono tali o perché ricchi di acidi grassi saturi o perché sono oli che vengono trasformati per diventare solidi attraverso un procedimento noto come "transidrogenazione"… cioè diventano GRASSI IDROGENATIUn esempio di questo secondo tipo di grassi nocivi sono le margarine: se l'olio di partenza è un olio "sano", ad esempio quello di girasole, il prodotto della transidrogenazione non lo è più e nuoce alla salute. Tutti sappiamo che i grassi di origine animale sono dannosi alla salute, in quanto fonti di colesterolo ed acidi grassi saturi. Tuttavia molti non sanno che anche alcuni grassi vegetali, specie quelli utilizzati per i prodotti "cotti" o nelle creme spalmabili (tipo Nutella) sono ugualmente dannosi in quanto ricchi di acidi grassi saturi o di grassi idrogenati.

Ecco un piccolo elenco di grassi vegetali "sicuri": olio di cartamo, olio di girasole, olio di canola, olio di grano, olio di oliva, olio di sesamo, olio di soia, olio di arachidi e olio di semi di cotone.
Mentre quelli dannosi, anche denominati "olii tropicali", sono i seguenti: olio di palma, olio di cuore di palma e olio di cocco.

Quel che dovremmo imparare a fare è leggere le etichette e cercare i seguenti ingredienti che andranno evitati, ovvero i prodotti che contengono questi olii vanno consumati con molta parsimonia o NON consumati affatto:
·         oli vegetali - non meglio specificati
·         oli vegetali non idrogenati
·         margarina 
·         olio di palma o di cuore di palma
·         olio di cocco
·         grassi idrogenati

I prodotti che invece contengono tutti gli olii elencati nella prima come sicuri possono essere consumati, anche se potrebbero essere più cari. Attenzione però alla maggior parte delle latte di olio per friggere, quelle rosse per intenderci, sono mix di oli e anche qui occorre leggere l'etichetta per riconoscere l'insidia nascosta.
Comunque sia, il consumo di grassi andrebbe limitato al 10-15% delle calorie totali, in quanto l'eccesso di grassi nella dieta è uno dei principali responsabili dell'epidemia di malattie cardiovascolari, obesità, diabete ed alcuni tipi di cancro degli ultimi decenni.

Avrei dovuto iniziare l’argomento “grassi” dall'olio di oliva, ma data l'attualità dell'argomento inizio con l'OLIO DI PALMA.

phbalancedfilms.org
Non so quanti di voi abbiano seguito la vicenda, un paio d’anni fa, della super-tassazione che si voleva introdurre in Francia sull’olio di palma, olio contenuto nella Nutella (contiene una gran percentuale di olio di palma), come in un’infinità di altri prodotti… cito solo la Nutella perché fu messa sotto inchiesta proprio da questa vicenda.
Le parole del ministro francese, sostenitore della battaglia contro questo olio, furono le seguenti: "Produrre olio di palma provoca deforestazioni massicce che compromettono l'ecosistema. È tempo che i consumatori se ne rendano conto". L'olio di palma, infatti, è accusato non solo di avere effetti nocivi sulla salute umana, ma anche di crimini ambientali gravissimi: favorisce la deforestazione, con conseguente perdita di habitat per tantissime specie vegetali e animali.

Vediamo cos’è.

L'olio di palma si ricava dai frutti di una palma originaria dell'Africa ed oggi coltivata nelle zone tropicali del continente americano, ma soprattutto in Malesia ed Indonesia. Dai frutti di questa pianta si ricavano due diverse tipologie di olio: l'olio di palma, ottenuto dalla polpa, e l'olio di palmisto, ottenuto dai semi.

Olio di palma
palmoilhealth.org
L'olio di palma grezzo prima di giungere sulle nostre tavole, subisce una serie di processi di raffinazione, che includono la deodorazione, la decolorazione e la neutralizzazione. Durante questi processi i carotenoidi di cui era ricco inizialmente, contenenti vit.A, vengono inattivati dal calore.

Pur essendo un olio è particolarmente ricco di acidi grassi saturi, normalmente abbondanti nelle carni e nei grassi animali. Non a caso a temperatura ambiente l'olio di palma grezzo ha una consistenza solida, simile alla sugna (la sugna è il grasso che deriva dalle viscere del suino, soprattutto dalla zona renale).
Nell’olio di palma abbonda in particolare l'acido palmitico, a cui diversi studi e gli stessi rapporti dell'OMS, attribuiscono un effetto aterogeno* e l’aumento del livello di colesterolo. *Il termine aterogenoindica la sostanza che porta alla formazione, nella parete interna delle arterie, di inspessimenti o placche contenenti colesterolo, altre sostanze grasse e cellule.

Grazie all'ottima sapidità ed al basso costo di produzione, viene ampiamente utilizzato nell'industria dolciaria, dove può comparire sotto la generica dicitura "oli vegetali" o "grassi vegetali" che, se non seguita da una ulteriore specificazione riguardante il tipo di olio utilizzato, potrebbe nascondere proprio quest'olio di provenienza esotica e sempre meno ben visto, sia dal punto di vista salutistico che ambientale. Lo si trova per lo più nei prodotti da forno (merendine, biscotti, crackers, fette biscottate, ecc.) e nella margarina (attenzione: non solo nelle margarine contenenti grassi idrogenati, ma anche in quelle che dichiarano di non contenerne), e ancora nelle basi pronte fresche o surgelate per la preparazione di torte salate, pizze e focacce e differenti tipologie di pietanze precotte o prefritte. Il ministro di cui sopra dichiarava che è “eccessivamente utilizzato dalla ristorazione e dall'industria alimentare e contenuto in tantissimi prodotti, tra cui biscotti e cibi dolci o salati, destinati ai bambini”! L'alto punto di fumo fa che venga utilizzato anche per friggere, basti pensare che tutte le patatine fritte in commercio sono fritte con olio di palma.

Olio di palmisti (olio di semi di palma)
L'olio di palmisti si ricava dai noccioli essiccati e spaccati per ricavarne le mandorle, che prima della pressatura e dell'estrazione con solventi subiscono un ulteriore essicazione… l'olio di palmisti è particolarmente ricco di acido laurico. Si tratta di un alimento ricchissimo di acidi grassi, che hanno un impatto praticamente neutro sui lipidi plasmatici; l'acido laurico, inoltre, presenta un notevole potere antibatterico. Si presenta allo stato “solido”.

usfunds.com
L'olio di palmisto è impiegato per la produzione di saponi e detersivi (Palmolive vi ricorda qualcosa??), mentre in campo alimentare riconosce le stesse applicazioni dell'olio di palma, rientrando nella composizione di margarine, gelati, biscotti e prodotti dolciari in genere… viene impiegato soprattutto in pasticceria per la realizzazione di creme e farciture dolci, per le canditure e per la preparazione delle glasse. Il suo elevato contenuto di grassi saturi non è controbilanciato da un'adeguata presenza di acidi benefici (quelli che tengono sotto controllo il colesterolo).

Questi oli si trovano anche in tanti prodotti vegan o biologici!! Ed ho potuto verificarlo io stessa nell’area “biologica” del mio supermercato abituale. È necessario fare attenzione alle liste degli ingredienti in qualsiasi luogo si acquisti un prodotto ed a qualsiasi marchio si faccia riferimento.
L'olio di palma è molto richiesto nell'ambito alimentare per la sua versatilità ed economicità, ha infatti un'elevata resa per ettaro e quindi costa poco, ha una buona stabilità, resistenza alla cottura e non irrancidisce. Inoltre, la buona densità consente il suo impiego al posto degli oli di semi parzialmente idrogenati, che contengono i famigerati acidi grassi trans, sospettati di contribuire allo sviluppo di malattie cardio-vascolari. Per questo motivo i prodotti realizzati con il palma vantano spesso in etichetta una dicitura del tipo “senza grassi idrogenati”.

Una soluzione al problema è quella della Hosta che si è posta l'obiettivo di sostituire l’olio di palma nei prodotti da forno. Ad esempio: «Per i grissini - spiegano i responsabili del controllo qualità - abbiamo sostituito l'olio di palma con l'extra vergine di oliva 100% italiano, riducendo la quantità complessiva di grassi del 40%, riuscendo ad ottenere un prodotto altrettanto gradevole dal punto di vista organolettico e stabile nel tempo, rispetto al rischio di irrancidimento». La sostituzione di un olio tropicale con un extra-vergine consente di ridurre non solo l'impatto ambientale, ma anche il tenore complessivo dei grassi nel prodotto finale. C’è anche un vantaggio economico, perché la riduzione dei grassi significa utilizzare più farina nella ricetta e quindi ridurre i costi e dal 14 dicembre 2014 sulle etichette dei prodotti alimentari avrebbe dovuto essere specificato il tipo di olio e di grasso utilizzati, come prescrive il nuovo regolamento sull'informazione al consumatore… non so se la norma sia stata applicata!

A chi volesse avventurarsi alla ricerca dei prodotti che contengono questi oli dico che oltre alla dicitura “olio vegetale” o “grasso vegetale” il palma si trova anche così: E304, E305, E471.

Fonti ed approfondimenti: 
scienzavegetariana.it

Qui alcuni marchi che utilizzando l'olio di palma a dismisura:

Qui alcuni prodotti SENZA olio di palma: 
ilgiornaledelcibo.itilfattaccio.org… tuttavia basta fermarsi a googlare "prodotti senza olio di palma" e si troverà un vasto parco di articoli in grado di aiutarci nelle nostre scelte…

La Nutella? No Comment, a casa mia non esiste più da anni.



Questo studio è stato pubblicato per la prima volta su Dolci Folly, pagina FB, il 22 novembre 2012. 

FIP News 2015

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Molti non sanno che il mio blog fu approvato dalla FIP, Federazione Italiana Pasticceria, Cioccolateria, Gelateria… ebbene ora lo sapete  :)

…e certo sapete che è inziato l’EXPO Milano 2015, a cui ovviamente la FIP è presente con le novità che vi riporto direttamente dalla Newsletter della Federazione!!!



Per 6 mesi si incontreranno diverse culture, paesi, popoli, associazioni, professionisti, per parlare del nostro pianeta e del cibo, ma sarà anche occasione per essere tutti insieme e portare alto il food a livello mondiale in una città come Milano considerata, per molti versi,“l’ombelico del mondo”.
EXPO ha patrocinato i 2 Campionati del mondo di Pasticceria, Gelateria, Cioccolateria e di Cake Design che la Federazione Internazionale organizza presso Host Fiera Milano dal 23 al 27 ottobre 2015 e noi ci saremo…
       
L’occasione offerta da EXPO Milano 2015, ha portato ad importanti News dalla FIP, solo questo mese avremo:

·         La FIP cambia look con il restyling del logo a Marchio Registrato.
·         Aperte le iscrizioni per il Campionato Italiano Pasticceria Gelateria Cioccolateria FIPGC 2016 che si terranno presso la Fiera del Tirreno a Massa dal 28 febbraio al 2 marzo 2016; Il concorso è valido come “Selezioni Italiane” del “The World Trophy of Pastry Ice Cream Chocolate FIPGC”. I vincitori rappresenteranno la Nazionale Italiana FIPGC che gareggerà presso il Campionato Mondiale Pasticceria Gelateria Cioccolateria FIPGC presso Host Fiera Milano 2017 (Scarica Regolamento Ufficiale 2016)
·         Aperte le iscrizioni per il Campionato Italiano Cake Designers FIPGC 2016 che si terranno presso la Fiera del Tirreno a Massa dal 28 febbraio al 2 marzo 2016; Il concorso è valido come “Selezioni Italiane” del “Cake Designers World Championship FIPGC”. Il vincitore rappresenterà la Nazionale Italiana FIPGC che gareggerà presso il Campionato Mondiale Cake Design FIPGC presso Host Fiera Milano 2017 (Scarica Regolamento Ufficiale 2016)
·         Nasce il progetto Tradizione & Love FIP.
·         Katia Malizia, associata Fip Lazio, vince la medaglia d’oro agli Internazionali di Cake Design a Londra, Marilu’ Giare’ vince nel medesimo concorso due medaglie d’argento.
·         Tiziana Benvegna, associata Fip Lazio, vince la medaglia “Oro Assoluto” agli Internazionali di Cake Design a Londra.
·         Giuseppe Mancini vince con il team puglia a Carrara, il Campionato Italiano di Pasticceria e Cucina a squadre con una pièce in zucchero, assortimento di pasticceria mignon e praline.
·         Nuove sede FIP Basilicata BMD Srl di Matera.
·         Antonella Cacossa e Monica Scafidi di Fip Piemonte vincono rispettivamente il 1° ed il 2° posto al concorso Cake Design ad Asti.
·         Nuova partnership con Istituto Lioni Vanvitelli di Avellino.
·         Nuova partnership con associazione Assfarm per organizzazione eventi.
·         Dal 30 maggio al 2 giugno presenti con la delegazione Fip Abruzzo all’evento “Di che gusto sei” a Pescara, evento dedicato alla pasticceria, gelateria e cake design.
·         Il 10 maggio evento patrocinato dalla Fip con la delegazione Calabria a Fuscaldo: “In onore di Vienna da Fuscaldo”.
·         Il 24 e 25 maggio presenti all’ evento “Festa della Rosa” a Induno Olona con dimostrazioni inerenti lo zucchero artistico tenute da Barbara Castiglione e degustazione di dessert alla rosa.
·         Mario Ragona (Direttivo FIP) e Vincenzo Monaco (FIP Sicilia) presenti ogni giovedì alla trasmissione “La Prova del Cuoco”, si alterneranno creando ricette della tradizione in rappresentanza della Federazione.
·         In tutte le regioni attivati corsi nelle sedi FIP.
·         Continuano ogni settimana presso le sedi ufficiali regionali FIP i corsi per gli associati; Visita la pagina in continuo aggiornamento.
·         In preparazione il terzo numero di “Sweet Journal” la rivista firmata FIP senza abbonamento, accessibile a tutti, con le ricette degli associati, dell’Equipe Eccellenze Pasticceria Gelateria Cioccolateria, Equipe Eccellenze Cake Design, Federazione Cake Design e molto altro…


Che dire? Io sono entusiata!

French Toast & French Toast Roll Up

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L’espressione French Toast viene comunemente tradotta con “Toast alla francese” anche se, dicono, questo tipo di preparazione sia nata in America… in Francia è, tuttavia, associato al Pain Perdu, alla lettera “pane perso”, una preparazione dolce a base di pane raffermo o avanzi di pane… per la serie nonsibuttavianulla!!!
Questo French Toast è un dolcetto adatto alla colazione o ad una sostanziosa merenda, ed è semplicissimo anche per i più pigri in cucina! Infatti è più un assemblaggio di ingredienti che una vera e propria ricetta… una volta imparato il procedimento si possono realizzare infinite combinazioni di sapori… marmellate, confetture, cioccolata, caramello, salse di frutta, frutta fresca, frutta secca, panna, crème fraîche, spezie… finanche combinazioni salate con robiola, stracchino, verdure e tutto ciò che la fantasia suggerisce!   
…ma ovviamente io sono solita complicarmi la vita e, invece di iniziare imparando a preparare il classico French Toast, ho iniziato col French Toast ARROTOLATO, roll up!



Il risultato è così piacevole da sembrare un “piattino” gourmet che  si scioglie in bocca!

x 8 French Toast Roll Up: 8 fette di pane da tramezzino (o pancarré a cui andrà tolta la crosta), crema spalmabile al cioccolato (tipo nutella x intenderci), marmellata a piacere (io uva spina), 2 uova, 3 cucchiai di latte, zucchero semolato q.b. (io di canna moscovado), cannella in polvere, mandorle a lamelle q.b., burro,… volendo si possono servire con sciroppo d’acero o con una coulis di frutta.
 
Come si fa? Occhio al DIY - source image

“Appiattire” il pane con una passata di matterello. Stendere la cioccolata o la marmellata su metà fetta di pane. Arrotolare il pane e ripetere fino a terminare le fette.
Sbattere le uova con il latte… io ho arricchito con una goccia (una sola, davvero!!) di rhum ed un pizzico di zucchero e tenere da parte.
In un piatto piano mescolare zucchero e cannella q.b. …diciamo che dovremo rotolarci i rotolini :P non son stata a guardare al “grammo”.


Sciogliere, in padella antiaderente e a fuoco dolce, un cucchiaio di burro. Immergere i rotolini nell’uovo/latte poi disporli in padella con la parte di giuntura verso il basso in modo che si sigilli subito. Girare spesso i rolls fino a doratura omogena… togliendoli dalla padella rotolarli ancora caldssimi nel misto zucchero/cannella, io ho aggiunto anche le mandorle a lamelle!!
Servire con sciroppo d'acero o coulis di frutta fresca… WOW!

Consigli
  • Spolverare di zucchero il pane prima di spalmare creme o marmellate.
  • Non usare un fuoco troppo alto, altrimenti, l'esterno risulterà bruciato e l'interno ancora freddo.
  • Evitare di inzuppare eccessivamente il pane nell'uovo, il passaggio deve essere rapido.
  • Utilizzando del pane raffermo a fetta larga, a cui toglieremo la crosta e che appiattiremo esattamente come fosse pancarrè, i French Toast verranno perfetti. Il pancarrè, effettivamente, tende ad assorbire troppo uovo e a rimanere troppo morbido in cottura.
  • L'uovo rimasto, dopo aver preparato i French Toast, può essere usato per preparare delle uova strapazzate sia dolci, sia salate.
  • Lasciando riposare le uova per 10-15 minuti a t. amb. prima di romperle, aderiranno meglio al pane.
  • Il misto uova/latte perfetto sarebbe quello costituito da una quantità di latte e uova in ugual proporzione.
  • Usando un pane raffermo già dolce o speziato si può evitare l’uso delle spezie.
Uhm… direi che anche i più pigri potrebbero provarci, no? ;)


Spunti presi da: The girl who ate everything

Umbricelli al Ragù, per tornare con sostanza!

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E torno torno!!! Certo che torno! Tre mesi e mezzo senza pc e col blog abbandonato a se stesso, che blogger snaturata che sono!
Torno con un salato che ha molto soddisfatto marito e figli… per le novità ed i tanti avvenimenti di questi mesi ci sarà tempo! Intanto Buon Appetito J



Gli umbricelli, pasta “povera” per eccellenza (acqua e farina) sono grossi spaghetti fatti a mano caratteristici, anche se con lievi differenze nella forma, di tutta tutta l’Umbria. Da zona a zona può cambiare il nome, ma la sostanza resta… I vari nomi? Bigoli, brigoli, umbrichelle, lombrichelli, ciriole, anguillette, manfricoli, strangozzi, stringozzi e strozzapreti.
Il nome proviene dal dialetto umbro secondo cui l’umbrìcoè il lombrico, e questa pasta somiglia proprio ad un lungo lombrico!
Particolare ed ironica è la definizione di strozzapreti, legata al periodo dello Stato Pontificio, durante il quale il popolo non amava particolarmente i preti perché riscuotevano le tasse per conto dello Stato; ciò generava malumore e istinti violenti tra la povera gente verso i prelati. Secondo altri si chiamerebbero strozzapreti perché le donne li preparavano quando non avevano più uova, dato che il prete le aveva “riscosse” tutte. Le donne allora, mentre impastavano farina e acqua maledicevano il prete augurando che si strozzasse nel mangiare le uova requisite.
Oggi rappresentano un’eccellenza umbra e sono proposti nei migliori ristoranti, rigorosamente fatti a mano!
Non li conoscevo, poi una sera mi capitò di guardare una trasmissione con Alessandro Borghese che li preparava e… e mi sono incuriosita!

La preparazione non è molto diversa da quella della comune pasta fresca fatta in casa.
Questa ricetta è leggermente più moderna rispetto al solo utilizzo di farina ed acqua, proviene da una massaia umbra quindi mi sono fidata! Dovremmo impastare a mano, ma l’impastatrice non è vietata J

4OOg farina 0, 100g semola rimacinata di grano duro, acqua fredda qb, un pizzichino di sale.



Mescolare i due tipi di farina ed il sale e disporre a fontana. Lavorando sulla spianatoia aggiungere acqua fino ad ottenere un impasto corposo, omogeneo ed elastico (medesima operazione con la planetaria, gancio impasti). Coprire con un canovaccio e lasciar riposare 15min. a questo punto stendere la sfoglia ad uno spessore di 8/10 mm. Tagliare delle strisce da ½ cm e rotolarle sulla spianatoia fino ad ottenere un lungo spaghetto da circa 25cm. Personalmente non ho steso la pasta, ma spezzettato la stessa e poi rotolati i pezzetti ottenendo ugualmente degli spaghettoni leggermente più corti della misura standard.


Il condimento più adatto? Di tutto!
Sono ottimi con qualsiasi condimento: mix di verdure e parmigiano, con funghi e tartufo, ragù di carne mista, sughi di pesce (tipici del Trasimeno), burro e salvia, alla maniera di Spoleto (una sorta di sugo all’arrabbiata fatta con pomodorini), con un gustoso battuto di pancetta soffritta con cipolla, carota, sedano ed erbe aromatiche… e poi spazio alla fantasia!




Notizie tratte da: saperefood.itnaturaebellezza.it.


Da Sweety of Milano: il Dolce d'Autunno di Santin

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Era il mese di luglio quando decisi di partecipare all’evento dell’anno: lo Sweety of Milano, primo ed unico grande evento che permetteva l’incontro con i più grandi pasticceri italiani del momento.

Da Massari a Fabbri, da Santin a Montersino, a Galla, a Biasetto, a Servida, a Comaschi, a Dianin, a De Riso, a Fusto…
Ciascuno avrebbe avuto un proprio stand e sarebbe stato disponibile per il pubblico appassionato del settore e, soprattutto, ognuno di loro avrebbe tenuto una masterclass su un prodotto particolare di pasticceria! Per me un sogno!
Acquisto il biglietto online per le due giornate e temporeggio per la prenotazione del viaggio e dell’hotel… temporeggio perché a settembre avrei ripreso il mio lavoro, ma in una nuova scuola per cui non potevo conoscere né orari, né impegni previsti dal 18 al 21 settembre… temporeggio, riprendo a lavorare e mi accorgo dell’impossibilità di essere presente all’evento!

Una delusione che MI HA PRESO IL CUORE!!

…dai racconti più o meno in tempo reale degli amici presenti allo Sweety trasparivano gioia, entusiasmo, passione… grazie a questo e all’amore comune per la pasticceria, dopo qualche giorno nel Fan Club del "Black" Santin si è iniziato a parlare della meraviglia presentata durante la sua masterclass (e Dio solo sa se avrei voluto vederlo all’opera!): il Dolce d’Autunno!

Dalle foto sembrava qualcosa di stupefacente… così lui e la grande Pinella hanno avuto l’idea di un piccolo contest interno al Fan Club, REPLICARE la torta del Maestro, anche apportando qualche variante… la migliore creazione avrebbe ottenuto l’elogio di Santin… e tanto bastava!

Sono seguiti giorni da delirio nel Fan club, tra chi non trovava la pasta di marroni, chi già aveva realizzato il dolce e ne decantava la bontà… il termine fissato per il 7 ottobre a me stava stretto, mooolto stretto per via degli impegni di lavoro, e così ho tentato la richiesta di una proroga J ottenuta J


Ne è nata questa monoporzione, seguita dalla Tarte vera e propria, offerta domenica scorsa ai miei fratelli ospiti a pranzo… mio marito che non è un grande amante di dolciumi ha fatto il bis… il ter… e poi non ce n’era più altrimenti avrebbe continuato! Dolce sublime!!! 

Grazie Santin, grazie Pinella,
grazie Fan Club J




La ricetta è sul sito del Maestro: qui.




foto by Tetè
foto by Tetè
foto by Tetè
La composizione originale: frolla cacao/mandorla per crostate, velo di pasticciera ricca, biscotto alla nocciola, ciuffi di cremoso al cioccolato al latte, ciuffi di chantilly ai marroni, piccoli spuntoni di gelatina di pere.


Cosa ho variato: frolla cacao/castagna, pasticciera senza uova, biscotto al pistacchio, cremoso al cioccolato gianduja, mezze pere sciroppate al vino novello, gelatina di vin brulé, chicchi di melagrana e dadini di biscotto.

L’assaggio?

Una sinfonia di sapori autunnali!

Gli Ingredienti Magici: la Vaniglia

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La vaniglia è una varietà di orchidea che viene coltivata esclusivamente per la produzione della spezia più famosa al mondo.
Originaria del Messico, è coltivata in tutte le regioni tropicali, in Africa e in Oceania; ma quella più pregiata, la vaniglia Bourbon, proviene dall'isola Reunion e dal Madagascar. La pianta ha foglie carnose di color verde scuro e produce dei bellissimi fiori gialli dalla vita molto breve (appena due giorni). I suoi frutti, i baccelli, vengono utilizzati per aromatizzare i nostri piatti. Occorrono 3 anni prima che una pianta fiorisca ma, se ben curata, continuerà a produrre fiori per almeno altri 10 anni, con una media di 100 baccelli per anno.
I baccelli, lunghi fino a 30 centimetri, maturano dopo sei-otto mesi circa dalla loro impollinazione. Vengono raccolti quando non hanno ancora raggiunto la completa e sottoposti ad un particolare processo di fermentazione ed essiccazione.
A seconda della preparazione il baccello di vaniglia si utilizza intero, spezzettato, oppure si apre per estrarne i semi. Il baccello buono deve essere nero, morbido, di aroma intenso.
Nella cucina orientale ed africana la vaniglia si può trovare in alcuni piatti salati, in quella italiana il suo impiego esclusivamente in pasticceria: si usa per aromatizzare la cioccolata, il latte o la panna, lo zucchero, le torte, i gelati, le bevande ed i liquori. Se utilizzato per insaporire creme o salse, passato sotto l'acqua corrente ed asciugato con cura, può essere anche reimpiegato successivamente.
La vaniglia ha proprietà stimolanti ed antisettiche che agiscono su stomaco e organismo, è altamente afrodisiaca ed è da molti considerata la più deliziosa tra tutte le spezie.
Secondo studi più recenti la vaniglia agirebbe anche da antidepressivo per la presenza di molecole molto affini ai feromoni umani.

TIPI DI VANIGLIA

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La Vaniglia Bourbon: i lunghi baccelli della vaniglia Bourbon dell'isola Reunion sono di una qualità eccezionale. La tecnica di trasformazione della vaniglia Bourbon è molto complessa; al fine di evitare la perdita dell'olio essenziale è richiesta al produttore una lunga esperienza. La vaniglia Bourbon si sposa perfettamente con la cannella, l'anice, il chiodo di garofano, lo zenzero e il cardamomo.

La Vaniglia Tahiti: il baccello della vaniglia Tahiti è di colore marrone scuro, molto carnoso e spesso. Il profumo è delicato e caldo, zuccherato come un pan di spezie, nello stesso tempo sviluppa una nota fruttata alla prugna. Il prezzo della vaniglia Tahiti è molto elevato, dovuto a una produzione mondiale molto limitata.

La Vaniglia Tahitensis: il baccello della vaniglia Tahitensis è di colore marrone scuro, carnoso e spesso. Il profumo è speziato, caldo, con un nota di anice. La vaniglia Tahitensis prodotta in Papua Nuova Guinea è considerata tra le migliori vaniglie al mondo.

DUE PAROLE SULLA VANILLINA
Molti immaginano che vaniglia e vanillina (o vaniglina/etilvanillina) siano la stessa cosa, in realtà tra le due vi è una notevole differenza.
La vanillina è la sostanza aromatica principale presente nella vaniglia naturale, responsabile del suo sapore… identificata per la prima volta nel 1858, da Nicolas-Theodore Gobley. Il fatto che la vaniglia contenga per natura vanillina non basta per definire identiche le due sostanze, in quanto la vaniglia naturale contiene, oltre alla vanillina, più di 250 sostanze aromatiche e questa differenza fa in modo che, utilizzando vaniglia o vanillina vere, il risultato finale sia un bouquet di profumi e sapori mai uguali.
La vanillina, per come la conosciamo noi, è invece un aroma di sintesi ottenuto chimicamente da alcune frazioni del petrolio o dai residui della cellulosa (più precisamente dalla lignina contenuta nelle acque reflue delle cartiere)! Per la sua produzione è opportuno che la "sintesi" sia fatta con le migliori accortezze, eliminando ogni tipo di sostanza chimica utilizzata per la sua produzione (come il solvente toluene)… certo se questo fosse rispettato… Una vanillina non ben purificata può costare meno, ma può avere anche degli aromi non desiderati o peggiO… il 27 aprile 2010 un grandissimo lotto di vanillina sintetica proveniente dalla Norvegia fu ritirato dal mercato perché la vanillina era contaminata con il toluene… e che dire del fatto che la stragrande maggioranza della vanillina artificiale venduta in Europa, e nel resto del mondo, è prodotta in Cina?
Spesso la vanillina artificiale non è nemmeno quella descritta fin qui, ma etilvanillina, una molecola inesistente in natura e più potente della vanillina… così innocua che viene classificata come irritante per la cute, per le vie respiratorie, nociva per ingestione e molto irritate per gli occhi!

Riflettiamo: è necessario utilizzarla? Vaniglia ed estratto di vaniglia autentico costano tantissimo ed il loro utilizzo, nelle nostre produzioni casalinghe, potrebbe essere evitato perché oltre l'aroma c'è di più: l'industria alimentare utilizza questa sostanza per invogliare al consumo, per inebriare il consumatore che, attratto dai sapori e dai profumi, è indotto a consumare in maniera costante e sistematica questo o quel prodotto… in casa non si rende necessario questo stratagemma…
Esiste un trucchetto che però ci permetterebbe di utilizzare le costose bacche sfruttando a lungo il loro aroma: aprire delicatamente la bacca e metterla in un barattolo di vetro con 1kg di zucchero… chiudere ed ogni tanto scuotere il barattolo… dopo qualche giorno si avrà uno zucchero alla vaniglia che sostituirà benissimo sia i semi, sia le bacche, sia la vanillina, sia l'estratto… ovviamente nelle nostre ricette sostituirà lo zucchero… dopodiché la bacca sarà riutilizzabile, magari l'aroma sarà un po' più debole, ma fino a quando l'odore si sentirà potremo ripetere l'operazione "zucchero alla vaniglia"!

Fonti:

Il Battesimo di Simone

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È passato qualche mese, ma queste foto occhieggiano dalle miriadi di cartelle di immagini delle mie creazioni più o meno riuscite…


Questa è la torta di Battesimo del mio “figlioccio” SIMONEJ


A grande richiesta da parte delle sorelle maggiori ho preparato una normalissima millefoglie con Crema Diplomatica e Crema al Cioccolato.


Il Fonte Battesimale è un pan di spagna farcito con le stesse creme.



La decorazione è tutta in panna bianca e azzurra, i “medaglioni” in pasta di zucchero, confettini e da ultimi i biscotti a sostegno dei bordi J


Gli Ingredienti Magici: il latticello

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Il Latticello, meglio noto come BUTTERMILK, è un ingrediente base per i muffin e le cakes anglo-americane e una volta si otteneva dalla preparazione casalinga del burro.
Si lasciavano inacidire i residui della lavorazione e si otteneva quindi la parte sierosa scomposta dalla sua componente grassa, il "latte del burro" ovvero "latticello".
Oggi è ottenuto facendo fermentare A LUNGO (un giorno), e con fermenti lattici, il liquido residuo della lavorazione della panna per ottenere il burro.
Senza la fermentazione quel liquido non ha né il sapore, né l'acidità, né le proprietà tipiche del vero latticello, non è altro che un quasi-latte.

In Italia non è semplice trovare questo ingrediente, ma in alcuni super e hard discount inizia a comparire!

È bene precisare che il latticello:

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-non è siero di latte;
-non è una miscela di latte e yogurt;
-non è latte acidificato con aceto, limone o acidi di qualunque genere;
-non è il liquido che si separa dalla panna quando si fa il burro;
-non è uno yogurt con un altro nome;
-non è latte fermentato.



Tutti quelli descritti sono SOSTITUTIVI e si possono preparare in casa:

1. Il miglior sostituto del latticello è e resta lo yogurt perché ha le stesse proprietà in quanto fermentato con fermenti lattici. Sostituire il latticello con pari quantità di yogurt o, meglio ancora, metà latte/metà yogurt.

2. MISCELA DI LATTE E YOGURT di Laurel Evans (da “Buon Appetito America” ed. Tommasi)
150g yogurt bianco, 50g latte, 1 cucchiaino di succo di limone.
Mescolare bene tutti gli ingredienti e lasciare riposare a temperatura ambiente per 5-10 minuti e poi usarlo come indicato nella ricetta.

3. Si trova spesso online una ricetta di LATTE ACIDIFICATO fatto passare per latticello e si preparerebbe così: 150g di latte, 1 cucchiaio di succo di limone.
Mescolare i due ingredienti e lasciar riposare a temperatura ambiente per circa 20 minuti. Usarlo come indicato nella ricetta… questo però NON è latticello e non diventerà mai un latticello con fermenti lattici!! Il risultato ha l’aspetto di una cagliata, il mio consiglio è di non utilizzare questa soluzione.

4. SIMIL-LATTICELLO
Una buona panna fresca, delle ciotole, uno sbattitore e dei panni pulitissimi.

Versare la panna nella ciotola ed iniziare a montare… si deve proseguire ad oltranza perché ad un certo punto i grassi inizieranno a separarsi dai liquidi (il latticello non fermentato)… attendere il momento in cui tutti i grassi saranno imprigionati dalle fruste, quello è burro! Nel frattempo preparare un panno pulito e ben lavato, posizionarlo su una vaschetta… adagiare sul panno il burro ottenuto ed iniziare a strizzare eliminando il più possibile il latticello. Dopodiché passare il panetto di burro sotto acqua corrente fresca eliminando così le tracce di proteine che ne diminuirebbero la conservabilità. Raccogliere il liquido rimasto nella ciotola dove era stata montata la panna, insieme a quello strizzato… si otterranno in pochissimo tempo dell'ottimo burro ed un liquido molto simile al latticello! …peccato che a questo liquido mancheranno del tutto i fermenti lattici che invece dovrebbero caratterizzarlo. 


Questo mio post è apparso per la prima volta su FB/Dolci Folly nel novembre 2012.

Marco's 21th B-Day

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21 anni sono pochi… o forse no, di certo sono tanti quando ti rendi conto che a compierli è tuo figlio e che il tempo è letteralmente volato…
…ma la retorica non mi piace e quindi ricettiamo che è meglio!!

La mia Foresta Nera 



1 PAN DI SPAGNA AL CACAO in teglia da 26cm di diametro: 250g di uova, 150g di zucchero, 110g di farina (o farina e fecola metà/metà), 40g cacao amaro. Setacciare le polveri 3 volte.
Prescaldare il forno a 180°. Montare le uova intere con lo zucchero per 15/20 min. Incorporare alla montata di uova le polveri delicatamente, l’operazione può essere effettuata o a mano con una spatola o con planetaria a velocità 1… far sempre attenzione a non smontare l’impasto.
Trasferire in teglia imburrata ed infarinata ed infornare a 180° per 30/35 min. o fino a cottura (fare la prova stecchino). Sformare subito e lasciar raffreddare o su carta da forno “inzuccherata” o su una gratella.

COULIS DI CILIEGIE O AMARENE: 500g di ciliegie o amarene, 2 cucchiai di zucchero.
Denocciolare la frutta, mettere da parte qualche frutto fresco*, il resto va cotto in padella con lo zucchero per una decina di minuti.

Altri ingredienti: maraschino o kirsh, panna fresca, 100g cioccolato fondente, confettura di ciliegie o amarene.

Il pds va preparato almeno il giorno prima della farcitura. Al momento di farcire tagliarlo in 3 dischi che andranno bagnati con lo sciroppo della coulis di ciliegie diluito con un goccio di liquore… se fosse troppo denso si può diluire con un po’ d’acqua. Montare la panna. Coprire il primo strato di pds con la confettura, poi con la panna e sopra la panna adagiare i frutti “cotti”. Coprire col secondo strato, bagnare, mettere confettura, panna e frutti… coprire con l’ultimo strato anch’esso leggermente bagnato. Lasciar riposare in frigo almeno un paio d’ore, dopodiché si può procedere alla copertura della torta: rivestire con la panna, cospargere i bordi con il cioccolato fondente grossolanamente tagliato a coltello e decorare con panna… rifinire con le ciliegie lasciate da parte*… e la torta è fatta ;)



Per semplificare o per farla in inverno, periodo in cui notoriamente non troviamo le ciliegie e le amarene, potremmo utilizzare le ciliegie o le amarene sciroppate in luogo della coulis… con lo sciroppo bagneremo il pds e con i frutti farciremo e decoreremo la torta.





Che dire? Due Foresta Nera in 3 giorni direi che è un ottimo risultato, no? ;) e…


Auguri Marco!

La leggenda della Foresta Nera qui.

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